la leggenda del tagliatore di bambù
La parola “Monogatari物語” viene tradotta con “racconti di cose”, e rappresenta una forma embrionale del romanzo. Questi racconti che nascono nell’epoca Heian (794-1185) conoscono una grande notorietà.
Famoso tra i racconti giapponesi è il Taketori Monogatari, tradotto con “Storia di un tagliabambù”. L’autore rimane anonimo, ma possiamo affermare che viene compilato nel X secolo. Ci sono inoltre,alcuni elementi stilistici che tradiscono l’identità dello scrittore, in quanto fanno pensare che egli abbia avuto contatti con la corte giapponese dell’epoca. Il Taketori infatti, vede come protagonisti uomini di corte i cui valori vengono messi seriamente in discussione.
Un giorno l’anziano tagliabambù Nayotake, recandosi nel bosco, viene attratto da un bambù che emana un bagliore molto inteso e, incuriosito, si avvicina per scoprire di cosa si tratti. Con molto stupore al suo interno vi trova una bambina ancora in fasce, alta poco più di un pollice.
Non avendo figli l’anziano Nayotake porta a casa la piccola e, mostrandola alla moglie decidono di accudirla come una figlia legittima. Garante del fatto che potesse trattarsi di un cenno divino, la chiamano Kaguyahime, “la principessa splendente”.
Kaguyahime cresce a vista d’occhio, diventando ogni giorno sempre più bella, tanto da attirare l’attenzione di principi e alti funzionari che vogliono prenderla in sposa. La notizia di questa innata bellezza arriva fino alle terre lontane, e molti saranno gli uomini che si prodigano per andare a farle visita. E così Nayotake, volendo vedere la propria figlia maritata e felice chiede a Kaguyahime di esaudire il suo unico desiderio,ovvero di sposarsi.
Fra gli uomini che si presentano al suo cospetto, solo cinque se ne distinguono: il principe Ishitsukuri, il principe Kuromachi, il ministro della destra Abe no Mimuraji, il Dainagon Otomo no Miyuki e il Chunagon Isonokami no Marotari.
Le prove da superare
La principessa però, cercherà in ogni modo di impedire queste nozze proponendo ai nobili delle sfide impossibili da affrontare.
Al principe Ishitsukuri, viene chiesto di recuperare la sacra ciotola del Buddha. E così sicuro di prendere in sposa la principessa, simula un fantastico viaggio verso l’India che dura soltanto tre giorni. A quel tempo intraprendere un viaggio molto lungo significava mettere in pericolo la propria vita, e per questa ragione si guarda bene dall’avventurarsi in questa prova. Pagherà profumatamente un prete affinché possa cedergli la coppa del suo altare. E alla fine farà ritorno dalla propria amata portandole un oggetto fasullo. Ma l’inganno viene ben presto svelato, in quanto la coppa che avrebbe dovuto emanare la luce divina, non emetterà nessun bagliore e il principe deciderà di arrendersi.
Al principe Kuromachi invece viene chiesto, il ramo gemmato del Monte Hoorai. Così, anch’egli parte alla ricerca del prezioso oggetto, facendo perdere le proprie tracce per giorni. Chiamerà presso la propria corte gli artigiani più abili del regno e gli ordinerà di creare il gioiello più bello che sia mai stato visto, partendo poi per consegnarlo alla propria amata. Il ramo che sembra così autentico farà vacillare la principessa stessa. Tuttavia, il principe verrà smentito quando lo stesso artigiano si presenterà per reclamare la sua paga. Da qui, viene rivelata l’ingannevole natura dell’uomo: “ed ecco che il ramo gemmato è ricoperto di foglie di parole”.
Il racconto risente molto della tradizione folkloristica del Giappone. A questo proposito, il Monte Horai è un luogo fittizio. Infatti, l’immagine viene importata dalla Cina e allude al Monte Penglai, il monte fluttuante degli immortali. La leggenda narra che l’imperatore cinese Quin Shi Huang vi mandi il proprio esercito perché ossessionato dall’idea dell’immortalità, vuole cercare l’elisir di lunga vita. In questa spedizione, i soldati vagano a lungo fino ad arrivare sul Monte Fuji ( considerato il monte dell’immortalità) in Giappone. Tuttavia, non riuscendo a trovare quanto richiesto, i soldati decidono di esiliarsi volontariamente restando sul monte suddetto.
Al ministro della destra Abe no Mimuraji, viene chiesto di recuperare il vello del ratto-di-fuoco che si trova nel paese di Morokoshi. Essendo un uomo molto influente, pagherà un certo Wang affinché possa procurargli una pelliccia molto pregiata. Il ministro farà ritorno dalla sua amata per darle in dono quanto le aveva chiesto, ma per l’ennesima volta, l’inganno verrà scoperto. Infatti, la pelliccia ,qualora fosse stata un oggetto sacro, non avrebbe dovuto bruciare tra le fiamme domestiche. E Kaguyahime ancora una volta si salverà.
Al gran consigliere Dainagon viene chiesto invece, il gioiello che riverbera i fuochi di cinque colori. Non essendo un uomo coraggioso,questi chiama presso la propria corte dei soldati affinché possano recuperare quanto richiesto. Tuttavia, l’impresa si rivela impossibile e, addirittura il consigliere decide di partire egli stesso alla ricerca del prezioso gioiello. Ma una tempesta rende vani tutti gli sforzi e alla fine il principe si arrende, decidendo di non farsi più vedere al cospetto della principessa splendente.
Al Chunagon Isonokami viene chiesta la conchiglia che facilita il parto. Così, ordina ai propri uomini di recuperare l’oggetto, quando le rondini avessero iniziato a costruire il proprio nido. Gli uomini scettici decidono di non salire,lasciando così che fosse il Chunagon a prendere atto della cosa, e alla fine cadrà ferendosi la schiena. All’interno della conchiglia non vi trova niente se non vecchi escrementi.
Finale
Nel frattempo la fama della bellezza di Kaguyahime arriva fino alla corte dell’imperatore che, incuriosito vuole incontrarla. Per questo motivo, invia una dama presso l’abitazione di Nayotake , ma la principessa si rifiuta per l’ennesima volta di farsi vedere in pubblico. E allora, l’imperatore decide di promuovere l’anziano tagliabambù ad alto rango se la figlia avesse prestato servizio presso la propria corte. Ma ancora una volta la principessa darà una risposta negativa.
Alla fine l’imperatore decide di andare presso la casa di Nayotake e di constatare di persona la bellezza di Kaguya, rimandendone così stupefatto. Cercherà anche di afferrarla per la manica del kimono (un gesto che trasuda volgarità), ma invano visto che ella scomparirà in un’ombra. Non si può afferrare ciò che è divino, fugace e prezioso con mani volgari.
Tre anni dopo la fine di questi corteggiamenti, Kaguyahime diventa ogni giorno sempre più malinconica e abbondanti lacrime bagnano il suo bel viso, così decide di confessare la propria natura ai suoi genitori : la principessa in realtà è un abitante della capitale della luna,scesa sulla terra per espiare le proprie colpe.
Se vi piacciono le leggende giapponesi e la letteratura giapponese, guardate questo video che vi racconta la storia La gru e la gratitudine.
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Gran bell’articolo, molto interessante e piacevole da leggere soprattutto per chi non si è mai avvicinato del tutto al mondo giapponese!
Grazie mille!
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