
Il 17 Marzo del 2005, al largo delle isole Hawaii, un team di ricercatori della locale università ha rinvenuto, ad una profondità di 870 metri, il relitto di un vero e proprio mostro marino di metallo: il sommergibile della Marina Imperiale Giapponese I-401. I Sen-Toku, i giganti del mare.
L’I-401, insieme alle sorelle I-400 e I-402, faceva parte di una classe di sommergibili chiamata Sen-Toku ideata, verso la fine del secondo conflitto mondiale, con l’intenzione, secondo i progetti nipponici, di rovesciare le sorti della Guerra del Pacifico.Le dimensioni di questi sommergibili erano impressionanti, se rapportate a quelle medie dei sottomarini in attività in quel periodo.

Un colosso di ferro
I Sen-Toku erano dei sottomarini portaerei in quanto ogni unità poteva trasportare tre, e a volte quattro, idrovolanti Aichi M6-A1 “Seiran“. Questi aerei venivano trasportati in hangar per poi essere assemblati, armati, riforniti e lanciati, mediante catapulta, nel giro di 45 minuti.
La lunghezza di questi mostri era di 120 metri – il doppio dei sottomarini tipici del periodo – e, per dare un’idea delle dimensioni, solo nel 1965, con l’entrata in scena dei primi sommergibili nucleari, si raggiunsero queste dimensioni. I Sen-Toku avevano un dislocamento di circa 6500 tonnellate e potevano raggiungere la velocità di 19 nodi in emersione e 6.5 nodi in immersione. L’armamento comprendeva, oltre agli aerei Seiran, otto tubi per siluri e cannoni antiaereo. L’equipaggio poteva variare dai 140 ai 220 marinai. Sia l’I-401 che le sue sorelle, avevano una grandissima autonomia che permetteva loro di raggiungere qualsiasi destinazione, e tornare alla base, senza dover far scalo per rifornimento.
Gli americani, fino alla fine della guerra, ignorarono l’esistenza di questi sommergibili, così come quella degli idrovolanti Seiran; il loro stupore fu grande quando, dopo la resa del Giappone, poterono salire a bordo dell’I-401 e dell’I-400.
Arma della disperazione
Nel novembre del 1942 le cose iniziarono a mettersi male per il Giappone e molti, tra i capi militari, cominciarono a nutrire dubbi sull’esito finale del conflitto. Il Giappone vantava ancora una superiorità tecnologica nel campo dei sottomarini e così nacque l’idea di costruire una nuova classe di sommergibili capaci di sferrare un colpo tremendo agli Stati Uniti, capovolgendo così l’andamento dello scontro armato con gli Stati Uniti.
Il Ministero della Guerra commissionò ventuno di questi nuovi sottomarini che costituirono la nuova classe Sen-Toku. I lavori cominciarono nel gennaio del 1943 all’arsenale Kure di Hiroshima. Nel giro di un anno la richiesta di questi sottomarini scese a cinque e alla fino solo tre vennero completati: l’I-400. l’I-401 e l’I-402.

L’operazione PX
Durante la loro costruzione, le gerarchie militari misero allo studio la cosiddetta “Operazione PX” e cioè l’attacco alla costa orientale degli Stati Uniti. Secondo questo piano quattro sommergibili avrebbero dovuto raggiungere la costa orientale degli Stati Uniti procedendo verso ovest, dopo aver navigato per l’Oceano Indiano e doppiato Capo di Buona Speranza. La costa orientale degli Stati Uniti sarebbe stata sguarnita in quanto nessuno si sarebbe aspettato un attacco proveniente dall’Oceano Atlantico. Gli obbiettivi erano due: bombardare il Canale di Panama, e renderlo così inagibile per il passaggio delle navi, e attuare un bombardamento, con armi batteriologiche, su grandi città come New York.
Per i primi mesi del 1945 tre unità della classe Sen-Toku erano pronte per entrare in servizio. La I-402 venne successivamente convertita in unità adibita al trasporto. L’I-400 e l’I-401 cominciarono quindi la preparazione per la missione.
Nell’aprile del 1945 l’I-401, che era diretto in Manciuria per fare il pieno di diesel, urtò una mina e dovette tornare a Kure per le riparazioni. In giugno le due unità cominciarono le esercitazioni in vista della ormai imminente “Operazione PX”; ma la situazione generale stava precipitando a tal punto che lo stesso Giappone era in pericolo di essere invaso.
L’Operazione PX venne annullata e alle due unità venne ordinato di dirigersi verso Ulithi (Isole Caroline) dove si pensava che si sarebbero concentrate le forze americane in vista dell’invasione del Giappone. Siamo ormai nel luglio del 1945.

Fine di un progetto
Il 15 agosto i sottomarini I-400 e I-401 si trovavano ancora in viaggio quando furono raggiunti dalla notizia che l’Imperatore Hirohito, in un discorso radiofonico, aveva annunciato la resa del Giappone. Gli ufficiali di bordo non diedero credito alla notizia e le operazioni proseguirono. Solo il 18 agosto il vice Ammiraglio Daigo ordinò al capitano Ariizumi, che si trovava a bordo dell’I-401, di annullare l’operazione e di fare marcia indietro. Il 26 agosto arrivò, infine, l’ordine di alzare la bandiera nera di resa: gli idrovolanti vennero catapultati in mare, i siluri sparati e i codici, i tabulati e i documenti distrutti. Il 29 agosto l’I-401 si consegnò al sottomarino americano Segundo; le cronache riportano che gli americani arrivarono a bordo dell’I-401 con una bottiglia di whisky Suntory. L’indomani della consegna agli americani, il capitano Ariizumi si suicidò con un colpo di pistola. Anche l’I-400 dovette consegnarsi nelle mani dei cacciatorpediniere Blue e Mansfield.
I giganti del mare quindi passarono nelle mani dell’esercito USA che, insieme ad altri sottomarini, li trasportò nella base di Sasebo Bay per poterli esaminare. La richiesta da parte Sovietica di poter visionare le unità portò gli USA a decidere di affondare quasi tutti i sottomarini nipponici in suo possesso. L’I-400, l’I-401, l’I-201 e l’I-203 vennero risparmiati e furono trasferiti a Pearl Harbor dove suscitarono non poche curiosità. Qui, forse a seguito di un’altra richiesta Sovietica, vennero affondati dopo essere stati il bersaglio di una esercitazione di tiro eseguita da sottomarini della Marina degli Stati Uniti d’America.
Grazie agli esperimenti condotti dalla famigerata Unità 731 a Herbin in Manciuria, il Giappone si trovava all’avanguardia nelle ricerche sulle armi batteriologiche. Se le unità Sen-Toku fossero state costruite prima, o se la guerra fosse durata ancora qualche mese, il Giappone sarebbe riuscito a bombardare New York, o qualche altra grande città americana, con bombe contenenti batteri della peste, della febbre dengue, del tifo e del colera, come era nei progetti ? Ormai non possiamo più dare una risposta certa a questo dilemma, ma, nel caso fosse stato possibile, lo scenario che ne sarebbe conseguito sarebbe stato veramente apocalittico.
Comunque, nonostante tutto e comunque la si pensi, i sommergibili della serie Sen-Toku, i giganti del mare, rappresentarono un capolavoro dell’ingegneria militare giapponese.

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[…] Sen-Toku, i giganti del mare Le navi da guerra giapponesi guerra russo-giapponeseperiodo Meijistoria giapponese Alessandro Bianco / About Author Laureando in Lingue, Culture e Civiltà dell'Asia e dell'Africa Mediterranea, curriculum Giappone presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. La sua propensione all'apprendimento delle lingue straniere si manifesta già dalla prima infanzia. Dopo essersi diplomato in inglese, francese e russo al liceo linguistico ha deciso di proseguire gli studi linguistici, scegliendo di specializzarsi in lingua e cultura giapponese. In particolar modo si interessa di linguistica, letteratura classica e storia dell'arte. More posts by Alessandro Bianco […]
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