Il Giappone, una nazione che affascina per i suoi paesaggi che si confondono tra un misto di modernità e di tradizione con una storia millenaria. Anche nel panorama dei metodi e dei prodotti cosmetici si porta appresso una storia che inizia in epoca Jomon, che venne raccontata non solo all’interno del Paese stesso ma anche nelle antologie storiche di diversi Paesi nel mondo, che trattano i cosmetici in Giappone.
ERA JOMON-YAYOI-KOFUN
In queste ere il trucco non era utilizzato con un fine estetico, di bellezza fine a sé stessa. L’utilizzo di pigmento sulla pelle era usato, secondo alcuni ricercatori, come rito propiziatorio, come difesa per le calamità naturali e come simbolo di appartenenza ad un “clan” rispetto che ad un altro.
La prima traccia scritta, grazie alla quale possiamo risalire a tali informazioni, è il Sangokushi, un’antologia storica cinese che descrive le popolazioni che in era Yayoi abitavano il continente giapponese. Tra le sue pagine vi si può trovare il riferimento all’utilizzo di un pigmento, da parte delle popolazioni giapponesi, sul viso e sul corpo come rituale magico. A seguito del ritrovamento di alcuni haniwa, statue di terracotta, nelle quali le guance sono tinte di rosso, i ricercatori hanno scoperto come già queste popolazioni fossero riuscite ad ottenere tale pigmento e come quest’ultimo rappresentasse il sole e il sangue, ovvero la vita. Il rosso quindi inizia già in queste ere ad essere uno tra i colori simbolo del Giappone.
ERA ASAKUSA-NARA (tardo VI secolo-794)
In era Asakusa inizia l’epoca del trucco tradizionale, dove i cosmetici assumono il significato che possiedono tutt’ora ovvero “creare bellezza”. Da quest’epoca l’utilizzo di colore sulla pelle non assume più implicazioni cerimoniali ma solo fini estetici. A seguito dell’inizio degli scambi con Cina e Corea e della nascita della corte imperiale giapponese, iniziò l’imitazione degli usi e dei costumi soprattutto della Cina, considerato l’impero per eccellenza, al quale ispirarsi. Iniziò così l’imitazione del trucco della dinastia Tang, dove veniva applicata polvere bianca sul viso e pigmento rosso sulle labbra e sulle guance. La polvere bianca era il risultato di piombo cotto a vapore con aceto ed essa fece la sua prima comparsa in ambito letterario con il Nihon Shoki. Il secondo libro più antico giapponese riporta la storia del monaco Kanjo che porta la polvere bianca in dono all’imperatore e all’imperatrice. Una curiosa caratterista dei metodi di trucco di quest’epoca è la creazione, attraverso dei puntini, di fiorellini e stelline in centro alla fronte e ai lati della bocca, che diventarono una moda nella corte giapponese. Dall’introduzione di questa polvere bianca nasce il desiderio dell’aristocrazia giapponese di avere una pelle bianca come il riso, senza alcun tipo di imperfezione.
ERA HEIAN (794-1600)
Con l’avvento dell’era Heian l’influenza proveniente dalla Cina e dalla Corea va scemando e al suo posto nasce una “vera” cultura giapponese, basata soprattutto sugli usi degli aristocratici. In quest’era abbiamo lo sviluppo dei kana, i caratteri giapponesi (hiragana e katakana), e con essi anche le prime forme di letteratura in lingua.
Nasce l’immagine della bellezza giapponese, ovvero quell’ideale nel quale per essere perfetti sono necessari capelli lunghi corvini e pelle bianca come il riso. Quest’ultima diventa una condizione obbligatoria di bellezza e simbolo di alto rango. La moda di questo periodo è dipingere il volto con polvere bianca a base di piombo e con un’altra più leggera a base di mercurio. Successivamente si passava alle sopracciglia, le quali venivano rimosse e ridisegnate con un tratto nero leggermente al di sopra di quelle naturali, questo affinché il volto non potesse esprimere alcuna emozione. Lo step successivo era la tintura delle labbra e delle guance di rosso. Infine i denti venivano colorati di nero attraverso la diluzione di polvere di ferro, quest’usanza simboleggiava lo status di donna adulta.
Bianco nero e rosso diventano i colori simbolo della “bellezza in stile giapponese”.
ERA EDO (1600-1868)
In questo periodo iniziano a comparire veri e propri trattati che fornivano istruzioni dettagliate sull’uso corretto dei cosmetici. Come in era Heian, i tre colori fondamentali per un trucco corretto rimangono il bianco (per il viso), il rosso (per guance, labbra, unghie), e il nero (per sopracciglia e denti). La cipria rimaneva il cosmetico per eccellenza, sempre a base di piombo sciolto in acqua e applicato attraverso pennelli larghi e piatti. La sua fama raggiunse l’apice in tardo Edo quando cominciò ad essere pubblicizzata attraverso stampe ukiyo-e.
Il pigmento rosso, invece, veniva estratto dai petali del fiore cartamo e applicato sulle labbra, le guance e le unghie. Rispetto alla prima parte dell’era Edo, dove si preferivano nuance più leggere, in tardo Edo la moda cambiò preferendo sulle labbra tonalità di rosso iridescente. Il pigmento col passare del tempo divenne talmente popolare che vi fu un’impennata del suo prezzo, divenne più costoso dell’oro. L’annerimento dei denti diventa il simbolo dello stato coniugale della donna, essa doveva tingersi i denti poco prima o subito dopo aver contratto matrimonio. Il metodo utilizzato per le sopracciglia, invece, rimase uguale a quello dell’era Heian.
ERA MEIJI (1868-1912)
Con la rivoluzione Meiji non vi fu solo un cambio di vedute politiche ma anche una trasformazione delle tecniche usate fino allora per truccarsi. Nel 1870 un decreto bandì la pratica dell’annerimento dei denti e della rasatura delle sopracciglia. Queste entrarono effettivamente in disuso quando l’imperatrice Meiji smise di praticarle. Iniziò, inoltre, una comune preoccupazione per le conseguenze che portava l’applicazione sul viso del piombo, e questo portò nel 1904 la creazione della prima cipria senza piombo.
ERA TAISHO (1912-1926)
In epoca Taisho, con l’entrata in società e nei luoghi di lavoro fino a quel momento maschili, delle donne, iniziò ad esserci il bisogno di cosmetici rapidi e convenienti. Ora il mondo della cosmesi non è più solo esclusivo della classe aristocratica ma accessibile anche alle persone comuni. La cipria inizia ad essere venduta in una gamma più ampia di tinte, rispetto al tradizionale bianco, e il rossetto a base di cartamo viene sostituito da un prodotto tubolare in diverse colorazioni.
Si affacciano anche le prime creme per la salute della pelle, segno che la bellezza sta cambiando prospettiva e non risiede più nei volti bianchi. I colori tradizionali che rispecchiavano la famosa “bellezza in stile giapponese” cominciano pian piano a scemare, lasciando il posto ad una nuova “bellezza giapponese” che si sta affacciando sul nuovo panorama di modernismo che in quest’epoca affronta il Giappone.
POST SECONDA GUERRA MONDIALE
Dopo la seconda guerra mondiale, a causa anche dell’occupazione americana, il Giappone viene influenzato dal modello americano. Il giapponese comincia ad ambire alla moda ed ai costumi americani, non solo nel modo di vestire ma anche nello slang e nei cosmetici. La ricerca della perfezione attraverso un viso bianco come riso lascia il posto al primo fondotinta, pancake, introdotto nel 1954. Era composto da una cera che una volta bagnata con un po’ d’acqua veniva applicato sul volto tramite l’apposita spugnetta.
Le donne giapponesi ora cercano di assomigliare alle donne occidentali dagli occhi grandi e una nuova forma di bellezza. Vi è un ritorno all’imitazione di altre culture e società, dimenticandosi della propria tradizione e delle proprie origini. La moda in quest’epoca non è quella di ricercare un proprio modello che possa coniugare tradizione e modernità, ma soltanto un non rimanere indietro con le potenze occidentali.
Ai GIORNI NOSTRI
Nonostante ci sia una continua ricerca verso un make-up che possa dare l’illusione di un occhio più grande, negli ultimi anni il Giappone è tornato sui suoi passi ricercando anche quella “bellezza in stile giapponese” di epoca Heian rivitalizzandola in una versione moderna.
I prodotti maggiormente utilizzati in Giappone, non solo dalle donne ma anche dai maschi, sono quelli per la cura delle pelle, contro l’invecchiamento e contro le imperfezioni. Le ultime tendenze in ambito di make-up sono le labbra leggermente tinte e eyeliner colorati.
Non vi è più la ricerca del bianco candore ma si preferisce una pelle col colorito in salute.
Anche l’arte contemporanea, naturalmente, si occupa di bellezza femminile giapponese; due esempi sono le opere di Miki Katoh e di Miho Hirano.
FONTI sui cosmetici in Giappone
Cultura History of Cosmetics, in Japan Cosmetic Industry Association
Cosmetic Culture, in Research Institute of Beauty and Culture
[…] mercato mondiale, l’industria cosmetica coreana trova tra i più fieri concorrenti i cosmetici giapponesi, anch’essi molto ricercati ed […]