La genesi del sistema shogunale giapponese

Sistema shogunale giapponese

Uno degli aspetti più celebri della storia giapponese all’estero è sicuramente la presenza per molti secoli in Giappone di una dittatura militare, sotto un sistema di governo che in giapponese viene definito bakufu (幕府), ossia “governo della tenda”. Analizziamo ora come e soprattutto perché, da un governo monarchico modellato sull’esempio cinese si sia arrivati al sistema shogunale giapponese.

Mappa del sistema shogunale in Giappone
Mappa che mostra le divisione degli shoen in un zona vicina a Nara; si ringrazia il Museo Nazionale di Storia Giapponese di Sakura

LE PREMESSE DEL SISTEMA SHOGUNALE: LA FORMAZIONE DEGLI SHOEN

A partire dal periodo Nara (奈良時代), che andò dal 710 al 784, si registrò un aumento demografico significativo. A questo aumento, però, non corrispose anche un aumento delle terre agricole disponibili, che ammontavano a circa 720.000 ettari. Per questa ragione, il governo centrale decise di affidare ad alcuni volontari la bonifica delle terre vergini presenti nel nord-est dello Honshu (本州), l’isola maggiore dell’arcipelago, concedendone il possesso ai bonificatori prima per un periodo da una a tre generazioni, poi in perpetuo.

Questo condusse a una situazione in cui un gruppo di famiglie o istituzioni (quali per esempio i santuari o i templi buddhisti) vennero in possesso di un quantitativo di terre sempre maggiore. Privarono così il governo imperiale di molti dei fondi provenienti dalla tassazione delle terre agricole di possesso statale, affidati ai contadini per la coltivazione in cambio del versamento di un’imposta sulla produzione. Questi possedimenti agricoli di dimensioni più o meno vaste sono definiti shoen (荘園).

LA GESTIONE INTERNA DEGLI SHOEN E LA LORO DIFESA

L'imperatore giapponese Kanmu e sistema feudale giapponese
Raffigurazione dell’Imperatore Kanmu

Il sistema di leva militare obbligatoria messo in atto nel periodo precedente non diede i frutti sperati. Esso prevedeva che ogni famiglia inviasse un uomo per contribuire alla difesa del Paese contro le minacce interne e soprattutto esterne, ma i membri di questo esercito dovevano munirsi autonomamente dei mezzi necessari a portare a termine il compito. La loro lontananza dalle attività di famiglia, per lo più attività agricole, comportava la mancanza nelle campagne di forza lavoro fondamentale. Il malcontento generato dalle misure comportò la loro abolizione nel 792, durante il regno dell’Imperatore Kanmu (桓武天皇).

A questo punto, per le operazioni di difesa si scelse di affidarsi ad alcune milizie costituite da uomini provenienti dalle famiglie di funzionari e altre personalità influenti; essi erano specializzati nel combattimento e riuscivano quindi a portare a termine il loro incarico in maniera più efficiente e senza sottrarre forza lavoro ad altre attività. Anche la difesa degli shoen richiedeva delle unità militari in servizio in ciascun possedimento, cosicché i proprietari, definiti ryoshu (領主), provvidero a dotarsene.

La presenza di queste milizie si fece sempre più comune nei secoli successivi e i loro membri divennero una vera e propria classe sociale indipendente. I suoi compiti non si limitavano alla difesa dei territori, ma comprendevano anche la riscossione degli introiti degli shoen e l’amministrazione delle terre agricole. Il nome di questi guerrieri era bushi (武士) o saburai (侍), da cui deriva direttamente il termine “samurai”. Essi avrebbero giocato un ruolo chiave nel sistema shogunale.

LA DEFINITIVA AFFERMAZIONE DELLA CLASSE SAMURAICA

Signore feudale giapponese
Taira no Kiyomori, il leader del clan Taira durante il suo periodo al potere

La progressiva acquisizione di potere effettivo da parte della classe samuraica la portò ad essere maggiormente competitiva rispetto all’aristocrazia civile, ottenendo progressivamente il controllo delle tenute shoen. Esclusero quindi dal governo delle zone di campagna le famiglie aristocratiche, che rimanevano spesso e volentieri nella capitale imperiale Heiankyo (平安京), l’attuale Kyoto (京都).

Nel corso del periodo Heian (平安時代), quindi, si osserva come l’aristocrazia militare tese ad affermarsi come la classe deputata al mantenimento dell’ordine, compito che richiese sempre di più l’uso della violenza anche nelle dispute non strettamente militari. Un valido esempio è a questo proposito il caso della rivolta dell’era Hogen, in giapponese hogen no ran (保元の乱), scoppiata nel 1155 a seguito di una disputa sulla successione imperiale fra due fazioni, quella dell’imperatore abdicatario Sutoku (崇徳上皇), che voleva porre sul trono il figlio, e quella dell’imperatore Go Shirakawa (後白河天皇), che ambiva a salire al trono al suo posto. I due sovrani, per dirimere la contesa, si affidarono proprio all’élite militare. In particolare, il primo si affidò alla famiglia dei Minamoto (源家), mentre il secondo a quella dei Taira (平家).

L’effettivo inizio del sistema shogunale e della dittatura militare

Fu la fazione di Go Shirakawa a ottenere la vittoria nel 1156. La vittoria portò un periodo, definito Rokuhara (六波羅時代), in cui a esercitare l’effettivo controllo sulla politica dell’arcipelago fu la famiglia Taira, in particolare Taira no Kiyomori (平清盛), il leader del clan. Egli attuò una politica di controllo su tutte le istituzioni statali basata sulla violenza e la repressione delle opposizioni. Questo sfociò nella guerra civile Genpei, in giapponese genpei gassen (源平合戦), che vide nuovamente sul campo di battaglia i Minamoto contro i Taira. La vittoria, dopo cinque anni di conflitto (dal 1180 al 1185) fu del clan Minamoto.

Mappa del Giappone feudale nel sistema shogunale giapponese
“File:Kamakura-fu-ja.png” by Pqks758 is licensed under CC BY-SA 3.0
Mappa che mostra la posizione di Kamakura (鎌倉), nell’attuale prefettura di Kanagawa (神奈川県)

Fu in seguito a questi eventi, che si conclusero con la battaglia navale di Dannoura (壇ノ浦の戦い), che venne stabilito il primo governo shogunale a Kamakura (鎌倉), un villaggio di pescatori che venne convertito a base del potere militare. A questo punto il potere dell’aristocrazia militare, già molto influente, divenne ancora maggiore, staccandosi anche fisicamente dal potere imperiale e diventando la maggiore forza politica di tutto il Giappone.

Da questo momento in poi, infatti, il cosiddetto seiitai shogun (征夷大将軍), nella stragrande maggioranza dei casi abbreviato in shogun, avrebbe controllato ogni aspetto della vita politica del paese, relegando la famiglia imperiale e l’aristocrazia di corte a un ruolo meramente cerimoniale. Il predominio della classe guerriera sarebbe durato per oltre 600 anni, ossia fino alla Restaurazione Meiji, in giapponese Meiji ishin (明治維新), avvenuta nel 1868.

fonti Sistema shogunale giapponese

R. Caroli, F. Gatti, Storia del Giappone, Editori Laterza, Bari, 2017

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