
Fino a qualche tempo fa, la cucina giapponese per noi occidentali era “Ooooh sushi!” e poco altro.
Ma nell’ultimo periodo il nostro Internet-san (quale manna!) si sta riempiendo di nuovi trend, così come di fornitissimi online market, che hanno permesso di andare alla conquista di un mondo gastronomico per tanti versi diverso, ma davvero invitante.
Complice anche un periodo storico in cui ci si è dovuti rimboccare le maniche e sperimentare, sia attraverso il delivery sia con le proprie mani e anche andando alla ricerca di informazioni, per tutti quei curiosi che si sono tuffati in questo mare, una bella notizia è venuta a galla: c’è tutto un altro universo sotto la superficie.

I dolci della tradizione
Ad esempio, quanto successo hanno avuto negli ultimi tempi (per citare alcuni tra i più famosi in occidente) dorayaki e mochi? Abbastanza facili da preparare o da reperire, hanno conquistato molti palati. Ma sapevate che si parla di mochi già in un famoso romanzo (Genji monogatari – Il racconto di Genji) del XI° secolo?
Questo perché la storia della pasticceria tradizionale giapponese affonda le sue radici ben prima, in un tempo in cui terreno e divino erano ancora un connubio imprescindibile.
Andiamo allora indietro, addirittura a quando lo zucchero era ancora sconosciuto (verrà importato dalle Filippine solo nel XVI° secolo) e l’ingrediente fondamentale era la frutta, che poi venne unita al riso – elemento cardine dell’alimentazione giapponese . Frutta e riso hanno dato vita a diverse forme di dolci, con colori e sapori che variano a seconda delle stagioni (un aspetto importante è proprio l’armonia tra uomo e natura).
Wagashi
Il loro insieme forma i wagashi (da wa = che indica il Giappone ma anche armonia e gashi = frutti e bacche in origine, dolci in seguito, quindi letteralmente “dolce giapponese”).
Come in molte altre culture, i wagashi sono strettamente legati al culto religioso, in particolare allo shintoismo. Già nell’antichità era usanza comune offrire alle divinità cibo e bevande; ebbene, tra le offerte c’erano frutti, mochi e sakè.
Quando poi, tra VII° e XII° secolo, i rapporti con la Cina furono così stretti da produrre scambi tra i due Paesi e arrivò finalmente il tè a conquistare monaci e aristocratici, questi due mondi (wagashi e tè) si unirono saldamente l’uno all’altro.

La pasticceria giapponese moderna
La pasticceria giapponese però comprende sia la tradizione che l’innovazione, con un pizzico di influenza occidentale. Esiste, infatti, anche lo yogashi: letteralmente “dolce occidentale”, racchiude quell’insieme di dolci tipicamente occidentali (come mousse, crepes, cheesecake, …) che, col tempo, si è andato a “giapponesizzare” divenendo il wayogashi, ovvero l’unione tra oriente e occidente, quindi preparazioni occidentali con ingredienti giapponesi; un bel tiramisù al tè verde ad esempio, una combo inaspettatamente ben riuscita!
Conclusione: un mondo da scoprire e apprezzare. Ovviamente c’è tanto altro da dire, così tanto che ne rimarreste davvero sorpresi. Allora, pronti ad entrare in questo affascinante e raffinato universo di prelibatezze?
Fonti Dolce Giappone: Wagashi
Tè e dolci del Giappone – storia, miti, ricette (Di Stefania Viti, Gribaudo)
Dolci giapponesi per ogni stagione: autunno di Elena Santella
Amazon.it: Tè e dolci del Giappone. Storia, miti, ricette – Viti, Stefania, Yamada, Miciyo – Libri