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Karate: l’arte marziale più amata

karate

Tra le arti marziali, il Karate è tra le più conosciute e praticate a livello globale! Sicuramente da piccoli vi sarà capitato di vedere almeno un film della saga di Karate Kid e di restarne affascinati, e magari incuriositi dal karate, l’arte marziale più praticata anche in occidente.

Ma come nasce questa disciplina?

Il termine karate 空手, che letteralmente si traduce con “mano vuota”, deriva da una pratica originaria delle Isole Ryukyu, precisamente dell’isola di Okinawa. 

Nasce dall’unione di pratiche indigene, chiamate te 手, con il kenpo cinese. Anche se originariamente veniva praticato attraverso l’ausilio di armi, attualmente la difesa viene effettuata solamente tramite l’utilizzo delle mani. Nonostante sia ammesso il solo utilizzo delle mani, dispone di un ampio ventaglio di tecniche basate sullo sfruttamento di ogni parte del corpo: piedi, mani, ginocchia… Per questo motivo viene considerata una tecnica di difesa personale molto efficace, tant’è che è stata introdotta nelle forze armate e di polizia. 

Al giorno d’oggi viene praticato sia in versione sportiva, ovvero privato della sua componente marziale e finalizzato ai risultati competitivi tipici dell’agonismo occidentale, sia in versione arte marziale tradizionale con lo scopo di affinare le tecniche di difesa personale.

La filosofia di un karateka

A causa della diffusione del Karate in varie parte del mondo, nel corso della storia ha subito numerosi cambiamenti sia livello di tecnica, sia pratica dell’arte marziale stessa. Secondo alcuni, questo allontanamento ha portato ad un grave distacco rispetto allo spirito originale e al messaggio voluti dai suoi fondatori.

Karate: l'arte marziale giapponese molto nota anche in Italia
Un allenamento di karate

Nonostante ciò, la filosofia del karate resta molto importante all’interno della disciplina, al punto che le scuole di karate tradizionali sintetizzano per i propri allievi i principi morali che devono guidare la pratica e che ne costituiscono i fondamenti. Essi sono chiaramente raccolti ed enunciati nel Dojo Kun, ovvero le regole del dojo

In linea generale, all’interno del dojo, luogo dove il karateka inizia il suo percorso, deve essere mantenuto un certo codice di comportamento. Questo codice può variare a seconda del maestro e della scuola di cui fa parte, ma sono tutte accomunate dalla messa in pratica dei valori storici, che accomunano la maggior parte dei praticanti di arti marziali. Tra questi: onore, fedeltà, umiltà, rispetto e rettitudine. E’ poi dovere di ogni praticante credere e interpretare questi principi, per diventare modello di disciplina e buona condotta per gli altri.

Le qualità di un karateka

Gichin Funakoshi, karateka e maestro di karate giapponese tra i più conosciuti, nonché fondatore dello stile Shotokan, interpretò il karate-do come tentativo di purificazione di sé stessi da pensieri egoisti e malvagi. Questo perchè solo con una mente e coscienza limpida il praticante può comprendere la conoscenza che riceve. Riteneva che il karateka dovesse essere “interiormente umile ed esternamente gentile”, pertanto solamente mantenendo un atteggiamento umile nei confronti del prossimo si può essere aperti alle molte lezioni del karate. Questi valori morali, portati avanti generalmente da tutti i maestri di karate, permettono agli atleti di capire il rispetto per gli altri, soprattutto per gli avversari, e di mostrare dignità sia nella vittoria, sia nella sconfitta. 

Allenamenti di karate
Un allenamento di karate in una palestra occidentale

kihon, kata e kumite: di cosa si tratta?

Kihon è il termine che viene usato all’interno del karate per indicare l’insieme di tecniche utilizzate durante un allenamento di base. In sintesi, racchiude insieme tutti gli esercizi propedeutici all’esecuzione tecnica del karate, tra cui: parate, attacchi e contro attacchi. La continua pratica di questi esercizi aiuta il karateka principiante ad imparare le tecniche di base e ad ottenere una successiva meccanica gestuale completa. 

Successivamente si hanno i kata: sequenze di movimenti codificate che devono essere eseguite nel giusto ordine, con lo scopo di simulare un combattimento contro un avversario immaginario. Per riuscire a raggiungere la massima precisione di esecuzione sono fondamentali alcuni elementi come: tecnica, contrazione muscolare breve ed isometrica, potenza, espressività e ritmo. 

Si arriva al combattimento libero, detto kumite, solo quando si è ottenuta la cintura nera, proprio perché questo richiede una conoscenza perfetta delle tecniche, preparazione fisica, mentale e controllo assoluto dei colpi per evitare incidenti.

come deve vestirsi un karateka?

Ma cosa sono queste cinture di cui si sente così tanto parlare?

Divisa di un karateka
Divisa del karateka: kimono e cintura colorata

Si tratta di cinture colorate, chiamate in giapponese obi, che vengono legate sopra il tipico kimono bianco dei karateka, il karate-gi. Il colore delle cinture varia a seconda del livello di conoscenza e abilità acquisite all’interno della disciplina. Il raggiungimento di tali competenze viene valutato tramite il superamento di appositi esami. Questi esami devono essere svolti di fronte ad una commissione e la prova può richiedere lo svolgimento di esercizi diversi a seconda della scuola che si frequenta: può prevedere l’esecuzione di kata, esercizi di autodifesa o combattimento. La serietà di questi esami non deve essere assolutamente sottovalutata, infatti l’esame per ottenere la cintura nera può prevedere anche una prova scritta. 

karate sportivo e competizione agonistiche

Il Karate sportivo è una disciplina nata per dare un fine agonistico a questa originaria arte marziale da combattimento. A livello sportivo si possono praticare due tipologie di combattimento:

  • Kumite: è il tipo di karate più noto al grande pubblico e prevede un incontro di tre minuti tra due atleti su un tatami, l’apposito tappeto. I punti vengono assegnati da dei giudici nel caso in cui il karateka soddisfi 6 diversi criteri tecnici. La vittoria si ottiene per aver ottenuto un punteggio maggiore rispetto all’avversario al termine dell’incontro o qualora uno dei due contendenti accumuli un vantaggio di 8 o più punti a gara ancora in corso. 
  • Kata: un esercizio individuale che prevede la simulazione di parate, colpi e prese in assenza di avversario. In base alla corretta esecuzione del gesto è attribuito un punteggio dalla giuria.
Simulazione combattimento di karate, arte marziale giapponese
Simulazione combattimento di karate

Ingresso nelle competizioni olimpiche

Dopo una lunga battaglia, finalmente nel 2016 il karate è riuscito ad ottenere il numero di voti sufficiente nel Comitato Olimpico Internazionale, diventando così una disciplina olimpionica. 

Tutti gli appassionati di karate potranno così vedere i propri atleti preferiti prendere parte ai giochi del 2021 a Tokyo. E’ un traguardo molto importante per la disciplina e per le arti marziali in generale, simbolo della risonanza e dell’impatto grandioso che il karate ha avuto a livello mondiale.

Anche l’Italia ha subito il fascino di questa pratica ed oltre ad esservi uno straordinario numero di scuole di karate, alcuni nostri atleti hanno conseguito risultati di rilievo nella pratica di questa disciplina. Addirittura un atleta italiano è riuscito a strappare un pass per le Olimpiadi di Tokyo 2021 nel karate: si tratta del poliziotto classe 1993 Luca Maresca, che in Giappone scenderà sul tatami nella categoria 67kg. 

Con i migliori karateka del mondo pronti a prendere parte ai Giochi di Tokyo, questa disciplina centenaria è pronta a spiccare il volo. Karate: l’arte marziale giapponese diventata un fenomeno globale è probabilmente la più praticata anche in Italia.

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Immagini di Thao Le Hoang on Unsplash; Nathan Dumlao on Unsplash; Jonathan Borba on Unsplash; Leslie Jones on Unsplash 

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