Estate. Caldo. Sole. Il fresco primaverile è un ricordo e quello autunnale è un miraggio lontanissimo.
Che fare se appiccicarsi al ventilatore non regala nessuna soddisfazione? Passare all’approccio alimentare, con qualcosa che rinfresca dall’interno, è un’opzione invitante. Una bella granita rigenerante per esempio. Qui in Italia ne abbiamo fatto una sacralità estiva. La regina delle regine, la signora granita, dalla rinomata siciliana a sua sorella, la grattachecca romana.
Antiche e apprezzatissime, conosciute in tutto il mondo, hanno valide concorrenti in ai quattro angoli del pianeta!
La granita giapponese: kakigori
Fermiamoci insieme in Giappone. Caldo e umidità estive la fanno da padroni. In lontananza una bandierina blu all’entrata di un locale, con il kanji 氷 disegnato sopra. Fermatevi assolutamente, potrebbe essere la vostra salvezza! Il 氷 significa ghiaccio (kori) e la bandierina indica quella che noi chiameremmo “graniteria”. Ecco a voi, signori, il kakigori, la versione giapponese della granita, che potrebbe ricordare una sorta di nuvola di neve sofficissima, ricoperta da sciroppi coloratissimi. Un signor dessert, estivo e popolarissimo nella terra del Sol Levante.
Un’origine antica
Come ogni prelibatezza che si rispetti, in altri tempi l’esclusività non poteva mancare. Questo principalmente perché intorno all’anno 1000 vedere un frigorifero con congelatore integrato era alquanto improbabile (eh beh…). E il ghiaccio richiedeva una dose di lavoro (recupero dalle montagne nei periodi più freddi, stoccaggio in casse speciali, trasporto e “grattatura” a mano) che le povere tasche di un comune cittadino di certo non potevano permettersi!
Immaginiamo allora questi nobili signori, in piena estate, intenti a dilettare il proprio palato con questa “neve fresca” ricoperta spesso da sciroppi dolci naturali ricavati da vari tipi di viti, edera o ortensia. Che pacchia essere ricchi.
E permetterselo continuò ad essere difficile anche nei secoli a venire, tanto che solo nel 19° secolo, con il trasporto di ghiaccio da una regione all’altra, questo meraviglioso dessert estivo approdò a Tokyo. Yay, finalmente!
Tempi moderni
Da qui in poi la sua popolarità crebbe, intorno agli anni ‘30 del secolo scorso venne inventata anche una macchina per grattare il ghiaccio senza rischiare di scioglierlo con il calore umano. Evviva il progresso.
Una volta apparsi anche il congelatore e il freezer la popolarità del kakigori schizzò in alto.
Nonostante non sia più realizzato a mano, questo prodotto viene considerato ancora una delicatezza da preparare con una certa maestria, ponendo una certa enfasi sulla materia prima da utilizzare e sugli ingredienti locali. I gusti più amati sono quelli alla frutta, al tè verde, al latte condensato, ma, come abbiamo detto, possiamo trovarne varie versioni in base alla zona in cui la consumiamo!
Per fare un esempio, nel Kyushu (regione più a sud del Giappone), nella regione di Kagoshima, non sarebbe strano vedere per lo più grosse ciotole ripiene di kakigori bianco con latte condensato, ricoperte da frutta in pezzi o sciroppo di frutta. Questa versione viene chiamata Shirokuma, ovvero “orso bianco” o “orso polare” ed è diventata molto famosa anche nel resto del Paese.
Essendo un dessert molto popolare e versatile, ha visto la nascita di numerose e stravaganti versioni, addirittura salate da consumare con i piatti principali a base di noodle! Paese che vai…
A chi altri è venuta l’acquolina? Nemmeno l’estate può spaventarci!
Fonti
La cucina popolare e i matsuri del Giappone, di Stefania Viti, Gribaudo, 2019
Peachy Keen, The Long History of the Kakigori Told Briefly
City Milano News, Kakigori, la fresca granita giapponese