Il concetto di wabi-sabi indica quella particolare visione di trovare la bellezza in ogni aspetto dell’imperfezione della natura. Si tratta dell’estetica delle cose esistenti, che sono “imperfette, impermanenti e incomplete”. Il wabi-sabi è essenzialmente l’ideologia derivante dall’insegnamento buddhista dei tre segni dell’esistenza: impermanenza (mujo), sofferenza (ku) e vuoto (kuu). Attraverso il wabi-sabi: il concetto dell’impermanenza si indica quella particolare visione di trovare la bellezza in ogni aspetto dell’imperfezione della natura si descrive tutto ciò che è naturale e puro, accettando la bellezza dei difetti dell’esistenza.
Terminologia e significati del Wabi-sabi
Il termine wabi-sabi è composto da due caratteri distinti.
Wabi suggerisce un concetto di bellezza discreta, generata dalla presenza di un’imperfezione naturale o introdotta in modo casuale dai processi di lavorazione artigianale, ma mai simbolica e intenzionale. Una bellezza caratterizzata dalla presenza di difetti naturali considerata, paradossalmente, perfetta.
Sabi sottintende, invece, un’idea di bellezza legata al passare del tempo, che può manifestarsi solo in seguito all’usura e all’invecchiamento, come può accadere per le rughe che solcano il volto di un uomo, o la patina che ricopre inevitabilmente gli oggetti che si utilizzano per tanto tempo.
Quindi, il wabi-sabi considera i reami più sotterranei dell’esistere trascendendone la mera apparenza, e trae dalla natura le sue tre lezioni fondamentali: nulla è perfetto, nulla è permanente e nulla è completo. La bellezza è quindi intimamente intrecciata con l’imperfezione e la caducità delle cose.
Il wabi–sabi vede la bellezza come un evento silenzioso e dinamico: essa può rivelarsi in modo inatteso, come uno stato alterato della coscienza che ci permette di scendere inaspettatamente a patti con ciò che fino a quel momento consideravamo brutto. Lo si potrebbe definire un esercizio volontario di inversione percettiva. Non a caso, gli oggetti wabi-sabi sono spesso visti come “rustici”, perché così appaiono a un primo impatto: asimmetrici, rozzi, semplici, realizzati con materiali naturali, con superfici ruvide e irregolari, e di colore non uniforme. Occorrono sensibilità ed esperienza per essere in grado di apprezzarne pienamente il valore estetico.
Il Wabi-sabi nella cultura e nell’arte giapponese
Come la maggior parte delle influenze buddhiste, anche il wabi-sabi ha una profonda influenza sulla cultura giapponese. La filosofia del wabi-sabi si riflette in molti aspetti come i giardini, l’architettura e molte altre forme d’arte giapponese. Riflettendo l’idea di semplicità e quotidianità, il wabi-sabi si sposa bene anche con l’ambiente e il modo di vivere dei giapponesi, riflettendo il loro particolare stile di vita.
Infatti, si può ritrovare questa particolare filosofia nell’architettura e nel design giapponese, da sempre complice di un’estetica unica e un grande senso di comfort e semplicità. Tipici del wabi-sabi, infatti, sono i materiali organici come il legno, con le sue venature e i suoi nodi sempre irripetibili, o la pietra, con le sue forme asimmetriche e irregolari. Tra i tessili, invece, spiccano il lino grezzo e il cotone organico. A questi materiali si possono poi accostare oggetti artigianali, come ceramiche dai bordi irregolari o vasi in vetro soffiato. Nei prodotti realizzati a mano, infatti, si possono trovare quei “difetti”, nati dal processo di lavorazione, che regalano unicità allo spazio.
Colori e materiali
Anche i colori sono molto importanti per lo stile del wabi-sabi. Centrali sono le tonalità neutre per offrire un senso di semplicità e serenità. Spesso si usano infatti colori con sfumature color terra, beige, sabbia, che riflettono il calore, accompagnati da grigi e bianchi non troppo freddi. Tuttavia, si possono inserire, sempre mantenendo un determinato equilibrio, anche tonalità che virano dal rosa al carta da zucchero, fino al verde salvia.
Questo particolare stile che utilizza materiali resistenti come legno, pietra e bambù si rivela essere anche estremamente sostenibile: la spinta che questo stile di vita dà all’accettazione dello scorrere del tempo e l’invito ad abbracciare l’imperfezione, porta anche ad integrare nella propria abitazione mobili antiquariati unici e carichi di storia. Se si accetta che nulla è perenne, se si trova la bellezza anche e soprattutto in oggetti vissuti che portano segni di usura, si sarà, infatti, meno tentati dal sostituirli con frequenza.
FONTI
Kyoto Inn & Tour, Why is it difficult to understand what Wabi-sabi means?
Imperfect, Wabi-sabi: la bellezza nell’imperfezione, di Katia Piccinni
Corriere della Sera, Wabi-sabi: l’arredamento che esalta il bello dell’imperfezione, di Laura Puglisi
Miho Hirano e la bellezza dell’effimero – di Lucrezia Luciani