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I matrimoni in Giappone

Anelli nuziali

Un pò di storia

Anticamente i matrimoni in Giappone non consistevano in un giuramento fatto innanzi ad una divinità, me era un semplice accordo tra famiglie. Durante l’epoca Nara (710-794) e Heian (794-1185), bastava che lo sposo passasse tre notti in compagnia della sposa e che all’alba della terza notte la coppia consumasse dei dolcetti di riso, mochi, e un po’ di sake per ufficializzare l’unione.

Tradizioni di questo genere rimasero anche per i periodi successivi come, per esempio, durante il periodo Edo (1603-1868). In quel periodo era tradizione, dopo un reciproco scambio di doni, che la sposa si trasferisse a casa dello sposo insieme al suo corredo nuziale. Infatti, nonostante si possa pensare che il matrimonio tradizionale Shinto sia un’antica usanza, in realtà esso è stato introdotto come rituale ufficiale solo nel 1897.

All’epoca il Giappone aveva da poco riaperto le frontiere al resto del mondo e stava sperimentando un drastico processo di modernizzazione culturale e politica. Allora non esisteva ancora un vero e proprio “rituale del matrimonio” e l’imperatore, per paura di essere considerato un barbaro dai paesi occidentali, si sposò secondo un rito Shinto inventato di sana pianta. Questo seguiva la falsariga del matrimonio cristiano a cui furono mischiati simboli e usanze della religione giapponese. Da quel momento in poi divenne usanza celebrare il matrimonio in stile Shinto.

I matrimoni in Giappone al giorno d’oggi

Nonostante al giorno d’oggi per sposarsi sia sufficiente che la coppia compili alcuni documenti presso il municipio della propria città o del proprio quartiere in presenza di un testimone, la stragrande maggioranza delle coppie sceglie di festeggiare la propria unione attraverso una vera e propria celebrazione.

L’organizzazione del matrimonio parte proprio dal fidanzamento, momento in cui viene organizzata una grande cena formale, chiamata yuino, durante la quale vengono scambiati particolari regali atti ad augurare felicità e fortuna ai futuri sposi. La lista dei regali è chiamata mokuroku e varia in base alla famiglia e alla regione d’appartenenza.

Solitamente nel mokuroku vengono indicati oggetti che, più che avere un valore economico, si rifanno alle antiche tradizioni, come le naganoshi, conchiglie di mare considerate simbolo di felicità, la shiraga, una canapa dalle forti fibre che simbolizza una famiglia dai legami forti e anche l’augurio di invecchiare insieme. Non possono mancare dei barili di sake, ricavati dal legno di salice che simboleggia l’obbedienza e la gentilezza nel matrimonio.

La tradizione dell’Omiai

Quasi scomparsa Giappone la tradizione dell’omiai (お見合い, letteralmente “guardarsi reciprocamente”, ma traducibile come “colloquio formale a scopo matrimoniale”). Un omiai, infatti, consiste nel far incontrare due persone, spesso scelte dai genitori, libere da legami sentimentali affinché prendono in considerazione la possibilità di sposarsi.

Questa usanza è praticata a volte tra le famiglie di ceti sociali elevati che per i matrimoni dei propri eredi prendono in considerazione varie motivazioni di origine finanziaria e sociale. In realtà al giorno d’oggi sono più in voga siti e app di incontri, sia per trovare l’anima gemella che per il semplice divertimento di conoscere nuove persone.

Matrimonio in Giappone rito di purificazione
L’acqua ha una valenza purificatrice

la cerimonia nel matrimonio Shinto

Il matrimonio tradizionale secondo il rito Shinto viene chiamato Shinzenshiki, ovvero “Cerimonia davanti agli dèi”.

Lo shinzenshiki inizia con una piccola processione verso il santuario, guidata dagli sposi e seguita dagli invitati. Dopo aver sorpassato il torii e aver effettuato la pratica del misogi, spesso accompagnati dalla musica tradizionale, gagaku, gli sposi e gli invitati vengono accompagnati dal sacerdote all’interno della sala contenente l’altare e il tabernacolo della divinità. Una volta accomodati, con i parenti della sposa a sinistra e quelli dello sposo a destra, il sacerdote compie un ulteriore rito di purificazione agitando sul capo dei presenti dei rami di camelia giapponese o delle ghirlande di carta.

Successivamente ha inizio la preghiera: dopo alcune invocazioni ai kami, gli sposi possono scambiarsi per tre volte alcune coppe colme di sake di varie dimensioni. Questo gesto, chiamato san-san-ku do, è il momento più importante della cerimonia, il momento in cui avviene l’unione spirituale della coppia.

Successivamente viene il momento del giuramento nuziale seguito dallo scambio degli anelli (usanza introdotta di recente su emulazione della tradizione occidentale). Dopo ulteriori ringraziamenti ai kami, il sacerdote dona ai due sposi un ramoscello di sakaki, simbolo di unione, che verrà successivamente fatto passare in mano ai membri delle due famiglie per sancirne l’unione. Dopo la danza delle miko (le sacerdotesse della tradizione shintoista), la cerimonia si conclude con un “brindisi” di sake per tutti i partecipanti.

Abito da sposa
Bamboo Forest. Asian woman wearing japanese traditional kimono at Bamboo Forest in Kyoto, Japan.
Gli abiti tradizionali

I due sposi indossano i tradizionali kimono da cerimonia e, secondo una tradizione chiamata oironaoshi, durante la celebrazione i due sposi si cambiano per quattro volte. La sposa, di solito, indossa lo shiromuku, il tradizionale kimono bianco, simbolo non solo di purezza, ma anche della nuova vita coniugale e della fine della propria infanzia. Si tratta di un capo molto pesante, elegante
e sofisticato
, che spesso viene accompagnati da vari accessori, anch’essi bianchi.

L’altro abito tradizionale della sposa è l’irochikake, particolare kimono dai colori sgargianti, realizzato con un particolare broccato in seta piuttosto spesso e pesante, con l’orlo sul fondo leggermente imbottito, spesso decorato con motivi di gru, simbolo di lunga vita coniugale. Infine, sopra l’acconciatura tipica, chiamata bunkin takashimada, la sposa solitamente indossa uno tsunokakushi, letteralmente “corna di demone”, un copricapo di seta bianca che serve, appunto, a coprire le immaginarie corna, simbolo di gelosia.

Lo sposo invece indossa lo hakama a righe bianche e nere, uno haori come soprabito e il montsuki, un kimono nero decorato con gli stemmi di famiglia.

Gli invitati

La cerimonia del matrimonio Shinto è riservata solo ai parenti e agli amici stretti. Tuttavia, come in occidente, è ormai consueto per i novelli sposi organizzare un ricevimento per festeggiare la propria unione insieme agli amici e ai conoscenti.

L’usanza vuole, inoltre, che tutti gli invitati, come dono di nozze, paghino un contributo in denaro per la neo-coppia. La somma del contributo, detto goshukugi, varia in base a quanto è stretto il rapporto con gli sposti: in base agli amici, ai colleghi di lavoro e il loro posto in azienda e ai familiari.

Il matrimonio cristiano

Ormai più del 64% delle coppie che decidono di sposarsi scelgono un rito cristiano per celebrare il proprio matrimonio, anche se il matrimonio tradizionale sta tornando popolare tra i giovani. Alcune chiese, offrono dei veri e propri corsi di “catechismo avanzato” per permettere ai giovani di poter ripetere il rito cristiano anche senza aver mai compiuto il percorso di un religioso.

Proprio perché per sposarsi con rito simil-cristiano non serve aver compiuto altri riti come la comunione e la cresima, anche il “prete” che ufficializza la cerimonia è una persona “comune”, senza voti né sacramenti.

Fonti

Matrimonio tradizionale in Giappone – K-ble Jungle (kblejungle.com)
Japan Vsitors, Weddings
Wedding photo created by freepic.diller – www.freepik.com
Building photo created by freepik – www.freepik.com
Tree photo created by tawatchai07 – www.freepik.com

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