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I vulcani in Giappone

Vulcani giapponesi

Il territorio giapponese è sicuramente uno dei più attivi geologicamente del pianeta: come le notizie degli ultimi anni ci hanno dato modo di sapere, il Giappone è periodicamente scosso da moltissimi terremoti, molti di bassa intensità ma anche alcuni di fortissima intensità. Tuttavia, non è solo per via dei terremoti che il Giappone è geologicamente molto attivo, ma anche per i vulcani. A causa degli scontri tra le 4 placche tettoniche su cui poggia, durante svariati milioni di anni si sono formati diversi vulcani in Giappone, sparsi abbastanza omogeneamente su tutto il territorio (le uniche regioni in cui se ne trovano pochi sono il Kinki e lo Shikoku).

Basta osservare una mappa per rendersi conto che essi si trovano situati parallelamente alle fosse oceaniche: le placche che subducono fanno sì che le rocce al loro interno si fondano e risalgano la crosta terrestre per arrivare in superficie ed eruttare sotto forma di lava. Questa lava poi fuoriuscendo crea i vulcani. In Giappone ce ne sono circa 350, ma di questi solamente 111 risultano attivi. Ma cosa si intende per vulcano attivo? Un vulcano attivo è un vulcano che, anche se non ha prodotto eruzioni per molto tempo, è entrato in eruzione almeno una volta negli ultimi diecimila anni. Per cui vulcani che storicamente non hanno eruttato, e che quindi si dia per scontato siano spenti, in realtà potrebbero ancora produrre eruzioni. Basti pensare al famoso monte Fuji, eruttato l’ultima volta nel 1707: sebbene siano passati ormai 300 anni, è considerato tutt’ora un vulcano attivo.

I principali vulcani in Giappone

Tra i 111 vulcani attivi presenti nel territorio giapponese ce ne sono alcuni che vale la pena menzionare.

Il monte Fuji

Nominato precedentemente, è sicuramente il più conosciuto nel mondo tra i vulcani giapponesi. In realtà si tratta di uno stratovulcano: essendo la sua lava molto viscosa, ad ogni eruzione si forma uno strato di roccia in più che fa aumentare considerevolmente l’altezza del cono vulcanico. Il monte Fuji si è formato sulla sommità dei vulcani Komitake e Furufuji a partire da circa centomila anni fa, ma la sua forma attuale risale a circa diecimila anni fa. È da sempre stato un vulcano molto attivo, con eruzioni frequenti. Tuttavia, come anticipato, è dal 1707 che non si verifica più alcuna eruzione e questo può farci domandare: ma allora quando erutterà la prossima volta? Siamo per caso vicini ad un’eruzione? A differenza dei terremoti che non si possono prevedere, le eruzioni vulcaniche possono essere precedute da alcuni segnali, i quali possono darci un lasso di tempo per capire la situazione e reagire. Purtroppo, non sempre questi segnali ci sono e le eruzioni possono avvenire in maniera del tutto improvvisa.

Il monte Ontake

È la quinta montagna più alta del Giappone ed è situato tra le prefetture di Nagano e Gifu. La prima eruzione registrata risale al 1979, e provocò alcuni flussi piroclastici. Poi un’altra nel 1984 ha provocato purtroppo anche alcune vittime. Dopo questo evento il vulcano è rimasto quiescente per molti anni, fino al 2014, anno in cui eruttò improvvisamente, coinvolgendo molte persone che in quel momento stavano scalando la montagna: in tutto 58 persone hanno perso la vita, risultando il peggior disastro vulcanico in Giappone dalla Seconda guerra mondiale.

Il monte Sakurajima

E’ uno dei vulcani più attivi di tutto il mondo, producendo piccole eruzioni molto di frequente, anche alcune centinaia all’anno. Formatosi circa 26mila anni fa, ha prodotto nel corso della sua storia almeno 17 grandi eruzioni, di cui l’ultima più famosa risale al 1914. In questa occasione il vulcano, che prima era un’isola nella baia di Kagoshima, nel Kyushu (come anche suggerisce il nome, dove shima 島 significa proprio “isola”) si è collegato alla terraferma attraverso una piccola penisola.

Il monte Aso

Situato nella prefettura di Kumamoto nel Kyushu, è infine uno dei vulcani potenzialmente più pericolosi del mondo. Pensate che un’eruzione avvenuta circa 90mila anni fa ha provocato la caduta di ceneri vulcaniche fino in Hokkaido, dove lo spessore ha raggiunto i 10 centimetri! E proprio a causa di questa ed altre eruzioni molto violente, si è creata un’enorme caldera. Cos’è una caldera? Una caldera è una depressione del terreno causata dal cedimento dell’edificio vulcanico sulla camera magmatica, completamente svuotata dopo una grande eruzione, e quindi non più in grado di reggere il peso del vulcano. La caldera del monte Aso è una delle più grandi del mondo, lunga 17 chilometri e larga 25, con una superficie totale di circa 350 chilometri quadrati! E pensate che al suo interno si trova l’intera città di Aso!

cratere del vulcano giapponese
Cratere del vulcano di Aso. Immagine di Kohji Asakawa da Pixabay

Pericoli legati ai vulcani

Nonostante i vulcani apportino grandi benefici come sorgenti termali e campi agricoli molto fertili, durante un’eruzione possono rilasciare moltissima energia sotto forma di diversi fenomeni, di seguito elencati brevemente.

Colate laviche

Il fenomeno che sicuramente viene in mente per primo quando si pensa ad un’eruzione; è però importante tenere a mente che la lava altro non è che roccia fusa, quindi caldissima, parliamo di circa 1000 gradi, capace di bruciare foreste, terreni, strade ed edifici.

Flussi piroclastici

Quando la cenere provocata dall’eruzione di un vulcano diventa troppo pesante cade al suolo generando appunto una specie di “onda” ardente che viaggia anche oltre i 100 kilometri orari; questo fenomeno è molto pericoloso perché, a causa dell’elevata velocità con cui si muove il flusso piroclastico, l’evacuazione è resa molto difficile. Nel 1991 una colata piroclastica causata dell’eruzione del monte Unzen nella prefettura di Nagasaki fu fatale per 43 persone.

Bombe vulcaniche

Durante un’eruzione è possibile che vengano espulse rocce di diametro notevole (più di 10 centimetri) che possono raggiungere anche qualche chilometro di distanza dal cratere. Una volta atterrate, queste rocce causano impatti violenti che possono causare danni agli edifici o addirittura vittime. Il loro impatto genera dei piccoli crateri: si comportano come fossero dei “piccoli meteoriti”

Cenere vulcanica

Si tratta delle rocce più piccole, quelle di diametro inferiore ai 2 millimetri. Può causare diversi disagi: essendo molto leggera viene facilmente trasportata dal vento anche a lunghe distanze, danneggiando i raccolti e influenzando notevolmente il traffico terrestre e aereo. In poche parole, può causare una paralisi di diversi settori.

Gas vulcanico

Molte volte i vulcani rilasciano delle sostanze nocive per gli uomini e gli animali, come l’acido solfidrico e l’anidride carbonica. A Miyakejima vengono spesso rilasciate grandi quantità di gas vulcanico, il quale ha una conseguenza negativa sulla vita degli isolani.

Colate di fango

Dopo un’eruzione, i flussi piroclastici possono sciogliere la neve accumulata, provocando colate di fango e detriti. Non si tratta di fenomeni eruttivi diretti, ma possono comunque causare gravi danni come catastrofi secondarie.

Lava del vulcano
Eruzione vulcanica. Immagine di Gylfi Gylfason da Pixabay

Monitoraggio e previsione delle eruzioni

Considerata la grande quantità di vulcani in Giappone, e la potenzialità distruttiva di questi, l’Agenzia Meteorologica Giapponese ha istituito dei centri di monitoraggio e allerta vulcanica a Sapporo, Sendai, Tokyo e Fukuoka, che lavorano insieme all’istituto di ricerca principale di Tsukuba (prefettura di Ibaraki). La loro collaborazione ha come scopo quello di creare un sistema per comprendere lo stato dei vulcani in ogni regione e per far progredire ulteriormente la ricerca.

Questi centri di monitoraggio sono composti da tre team, ognuno dei quali si occupa di un aspetto specifico della previsione delle eruzioni vulcaniche.

Il primo team

Si occupa della valutazione dell’attività vulcanica basata sulle osservazioni del movimento della crosta terrestre. Movimenti repentini del terreno possono infatti essere un primo campanello d’allarme che il vulcano sta per eruttare: il magma infatti salendo verso la superficie tende a deformare il terreno, e accorgersi di questo particolare può essere di importanza vitale. Il team si occupa anche di effettuare delle ricerche al fine di migliorare la tecnologia utilizzata e migliorare la valutazione dell’attività vulcanica in tutto il Paese.

Il secondo team

Segue un progetto di ricerca volto a migliorare la valutazione dell’attività vulcanica mediante metodi geochimici: la composizione dei gas di un vulcano può infatti rivelare una potenziale eruzione. Il metodo tradizionale di campionamento e analisi dei gas vulcanici prevede che venga tutto effettuato a mano, il che richiede molto lavoro, ma di recente si è cominciato ad utilizzare dei sensori chimici, accuratamente installati sui vulcani in Giappone, in grado di analizzare automaticamente i gas e trasmettere i dati raccolti in modalità wireless ai centri di monitoraggio. La sfida principale per questo team è apportare miglioramenti ai sensori in maniera tale che possano resistere ad ambienti difficili: certi gas, infatti, sono corrosivi e possono deteriorare velocemente i sensori.

L’ultimo team

Si occupa infine dello studio della cenere e del fumo vulcanici dopo le eruzioni. Lo scopo ultimo è quello di perfezionare le previsioni riguardo alla direzione in cui la cenere verrà trasportata dal vento, e a quanta cenere vulcanica si accumulerà in quali aree. Sapere con precisione queste informazioni è essenziale per prevenire gravi incidenti, principalmente aerei.

Livelli di allerta vulcanica

In base ai dati raccolti dagli istituti di ricerca, dai sensori, dai sismografi, eccetera, l’Agenzia Meteorologica Giapponese assegna ad ogni vulcano un livello che indica il suo stato di attività e quindi di conseguenza il come le persone che vivono nelle sue vicinanze devono comportarsi. La scala è composta da 5 livelli, dove il livello 1 è il livello più basso e il 5 il più alto.

Livello 1

Quando un vulcano si trova in questo livello significa che non ci sono motivi per pensare che un’eruzione sia imminente, per cui la vita nelle zone limitrofe può proseguire senza problemi. Bisogna solo tenere a mente che si tratta comunque di un vulcano attivo e che quindi bisogna essere sempre pronti a situazioni improvvise.

Livello 2

In questo livello si prevede che il vulcano possa avere un’eruzione che interessi la zona attorno al cratere, per cui oltre al divieto di avvicinarsi al cratere, la vita prosegue normalmente.


Livello 3

In questo livello si prevede che il vulcano avrà un’eruzione più forte, che interesserà un’area più ampia dell’edificio vulcanico, potendo anche causare disagi o danni ad aree popolate vicine. L’accesso alla montagna sarà proibito, e la popolazione dovrà tenersi pronta ad evacuare nel caso in cui la situazione peggiori.

Livello 4

L’eruzione prevista sarà molto forte e sarà sempre più probabile che causerà danni ingenti alle aree popolate. Gli anziani dovranno già essere evacuati (poiché vista l’età ci vorrà più tempo ed è quindi meglio prendersi in anticipo), e anche le persone che vivono in aree a rischio dovranno evacuare.

Livello 5

L’eruzione è imminente e sarà molto forte, causerà disagi e danni a vaste aree per cui tutta la popolazione delle aree a rischio dovrà essere evacuata.

Bisogna poi tenere a mente che a volte purtroppo i vulcani non danno segnali precursori di un’eruzione, per cui anche se il livello è a 1 ci può sempre essere l’eventualità che si verifichi un’eruzione improvvisa, per cui in ogni caso la popolazione deve sempre trovarsi pronta ad affrontare un’evacuazione.

Vulcani e mitologia

Considerato che i vulcani fanno parte della vita dei giapponesi da sempre, durante i secoli sono nate alcune leggende e alcuni miti riguardo ad essi. Il più degno di nota gira attorno alla figura della dea Konohanasakuya-hime (木花咲耶姫), bellissima e associata ai fiori di ciliegio.

Essa era, secondo la mitologia giapponese, la figlia di Ōyamatsumi, il dio delle montagne, e diventò la sposa di Ninigi-no-Mikoto, nipote della dea Amaterasu. A Ninigi in realtà era stato proposto di sposare la sorella di lei, Iwanaga-hime, che era associata alla vita eterna, ma egli la trovò poco attraente e quindi preferì sposare Konohanasakuya-hime. Questa scelta ebbe delle conseguenze significative: se Ninigi avesse scelto Iwanaga-hime, i suoi discendenti (ossia gli imperatori del Giappone) avrebbero ereditato la vita eterna; invece avendo scelto la sorella ricevettero solamente la bellezza fugace dei fiori, simbolo dell’impermanenza della vita umana.

A causa di un malinteso, Ninigi pensava che Konohanasakuya-hime fosse stata infedele, quindi la sottopose ad una prova: avrebbe partorito i figli in un capanno in fiamme e se fosse sopravvissuta senza subire danni allora avrebbe significato che era stata sincera. E così fu: diede alla luce tre figli. Questo episodio l’ha connessa definitivamente al fuoco e ai vulcani, in particolare al monte Fuji: la sua bellezza nasconde il potenziale per la distruzione; ma ha anche un altro significato: c’è la possibilità di creare la vita anche attraverso il fuoco, metafora che indica la possibilità di trovare terreni molto fertili in prossimità dei vulcani.

Oggi è venerata come la protettrice della montagna e si crede ne impedisca l’eruzione. Il suo santuario principale, il Fujisan Hongu Sengen Taisha (富士山本宮浅間大社) si trova a Fujinomiya, ai piedi del monte Fuji nella prefettura di Shizuoka, ed è la sede principale del culto Sengen, setta religiosa dedicata alla dea e alla montagna sacra.

Vulcani in Giappone: Fuji
Il monte Fuji, panorama
Fonti sui vulcani in Giappone

CNH Shizuoka: 火山の基礎知識, in “静岡大学防災総合センター”

Prefettura di Shizuoka: 世界遺産富士山について

Funka.com: 火山・噴火の歴史:御嶽山,

Minna no Sakurajima, 桜島を知る

Aso Volcano: 阿蘇山の成り立ち

Meteorological Research Institute, 火山活動の監視・予測に関する研究

Japan Meteorological Agency, 噴火警戒レベルの説明

Travel Therapists: Konohanasakuya-hime: chi è la dea del Fuji e dei fiori di ciliegio nella mitologia giapponese? di Parmigiani M.

Monte Fuji, la montagna sacra giapponese – di Silvio Franceschinelli

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