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Intervista alla traduttrice Valentina Vignola

K-ble Jungle intervista la traduttrice Valentina Vignola

In seguito alla lettura del manga Count Five to Dream of You, che presentava una storia particolarmente originale, ci è venuta la curiosità di intervistare la sua traduttrice per capire che tipo di lavoro c’è dietro alla traduzione di un manga come questo, e come funziona in generale il lavoro di traduttrice di fumetti. Ecco dunque una illuminante intervista alla traduttrice Valentina Vignola.

Valentina Vignola: Salve! Innanzitutto vorrei ringraziare di cuore K-ble Jungle e Bao Publishing per avermi fornito questa occasione! È la prima volta che faccio un’intervista, spero che riuscirò a rispondere alle vostre domande in maniera esauriente!

Silvio Franceschinelli: Quale è stato il percorso per diventare traduttrice e come ha iniziato a lavorare sui manga?

Sogno di essere traduttrice da quando andavo al liceo. Per la precisione, avrei voluto scrivere e disegnare manga, ancor prima che tradurli. La scintilla scoccò grazie all’edizione italiana di Hamerun no Baiorin-hiki (Il violinista di Hamelin): l’adattamento (un po’ troppo “localizzato”, forse, assecondando le correnti di quei tempi) contribuiva a rendere le vicende ancora più divertenti e spiritose e mi dissi che, un domani, anch’io avrei voluto giostrarmi con quella lingua così diversa e lontana per trasmettere al lettore italiano le stesse emozioni che avevo provato. In quel periodo avevo cominciato a studiare giapponese da autodidatta, imparando in maniera approssimativa i due sillabari e le regole di grammatica di base. In seguito ho frequentato la facoltà di Studi Orientali (ora dipartimento) presso l’università La Sapienza di Roma, laureandomi nel 2009 in Lingue e Civiltà Giapponesi. Nel 2010 ho sostenuto l’esame JLPT – il test che misura la capacità di utilizzare la lingua giapponese da parte di non madrelingua – superando sia il livello N2 che, otto anni dopo, il livello N1, il più alto. Nell’anno successivo alla laurea ammetto di aver brancolato un po’ nel buio, come purtroppo molti altri colleghi del settore. Non sapevo esattamente cosa volessi fare: la mia idea era creare opere d’ingegno e nutrivo ancora un po’ il sogno di scrivere una storia tutta mia (e chissà che non possa realizzarsi, in futuro…).

L’occasione si è presentata dopo aver superato l’N2: avevo le carte in regola per presentarmi a una casa editrice e sperare di ottenere una commissione, cosa che infatti è avvenuta. Nel 2015 ho superato il concorso Translation Slam organizzato durante Lucca Comics & Games, vincendo una collaborazione con la casa editrice Bao Publishing. Nel corso degli anni ho collaborato con ulteriori case editrici italiane: a oggi ho il piacere di lavorare con sette di esse.

Il manga Count Five to Dream of You
Il manga Count Five to Dream of You
SF: Secondo lei, è più facile tradurre un romanzo, un manga o un manuale tecnico?

VV: Per la lingua giapponese, il contesto è tutto: va da sé che la traduzione di un manga, che accompagna al testo anche delle immagini di supporto, risulta più immediato rispetto alla traduzione di un romanzo. Finora ho avuto modo di lavorare a un solo romanzo, per la precisione un light novel accostabile a un romanzo Young Adult occidentale, e in certi casi cogliere le allusioni dell’autore, senza un riferimento visivo, è veramente dura! Senza contare che, di norma, il giapponese non declina i sostantivi per sesso e numero, rendendo tutto molto impegnativo quando bisogna stabilire il genere di un personaggio non esplicitamente female o male presenting. Il manuale tecnico, d’altra parte, è invece più lineare. Secondo StraDe, il Sindacato Traduttori Editoriali, è difficile collocarlo tra le opere dell’ingegno, in quanto in molti casi lascia poco spazio all’estro e alla creatività.

Ricapitolando: il manga offre un supporto visivo, ma ha anche delle limitazioni, ad esempio bisogna aderire al linguaggio dei personaggi, rendere le battute il più possibile scorrevoli e cercare di essere stringati se i balloon sono troppo piccoli. Il romanzo, invece, consente maggior agio nella prosa concedendo paragrafi un pochino più convoluti e presenta l’inconveniente di doversi destreggiare con la punteggiatura in italiano. Dunque grazie mille al mio correttore di bozze e alla mia fantastica editor che rimaneggiano sempre i miei manoscritti! ^^

SF: Quanto tempo impiega per la traduzione di un manga come “Count Five To Dream of You?”

VV: Innanzitutto sono tenuta a illuminare i lettori sul lavoro effettivo di un traduttore di manga: oltre a fornire una traduzione, il professionista deve anche preparare il cosiddetto “Balloon Placing”, per dare una pratica guida visiva ai grafici che, non conoscendo la lingua nella maggior parte dei casi, avrebbero altrimenti difficoltà a inserire il testo. Alcune case editrici danno già un balloon placing precompilato, altre richiedono che sia il traduttore a occuparsene, e nel secondo caso i tempi si allungano, soprattutto se sto lavorando su una copia fisica anziché digitale. Balloon placing a parte, è naturale che il tempo impiegato dal traduttore dipenda anche dalla quantità di testo. “Count Five to Dream of You” ha il dono non comune di giungere al cuore e alla mente del lettore grazie a uno stile grafico grazioso e asciutto e a un numero relativamente esiguo di battute – che nella loro brevità risultano però ugualmente profonde.

La vera sfida è quindi stata quella di mantenere la stessa delicatezza anche nell’italiano – mi viene in mente la storia di Yuri, che definisce l’uomo più grande di cui si è invaghita la sua “prima volta” in giapponese: cosa avrà voluto dire? È stato soltanto il suo “primo amore”, oppure tra i due è accaduto qualcosa di più? Come renderlo in italiano in modo da mantenere l’ambiguità? Ma mi rendo conto di non aver risposto alla domanda! In media, per tradurre un manga – salvo ulteriori impegni – impiego dai due ai tre giorni, ma il tempo si può allungare a seconda della complessità/verbosità del testo e della tipologia di Balloon Placing richiesto.

SF: Ha ascoltato musica delle idol mentre traducevi CFTDoY? Quali Le sono piaciute?

VV: Il mangaka Kenta Shinohara confessa di ascoltare solo musica ambience perché altrimenti non riuscirebbe a disegnare: lo capisco benissimo! Di norma non ascolto mai canzoni mentre lavoro, perché tendono a distrarmi. Le Five Stars sono ispirate alle componenti del gruppo idol Tokyo Girls’ Style, di cui condividono nome e aspetto, ma ammetto di non aver mai ascoltato nulla di loro. Ahimè, in questo devo citare l’autrice Machiko Kyo, quando scrive di non aver mai compreso, e quindi subìto, il fascino dei gruppi idol! Esiste un gruppo di giovani “idol” (credo si possano definire tali) che però gradisco abbastanza: si tratta delle Babymetal, a cui mi ha iniziato un amico. Diciamo che… si allineano un po’ di più ai miei personali gusti musicali.

SF: Quale dei personaggi di questo manga sente più vicino?

VV: Bella domanda! Sento di condividere alcuni lati del carattere e idiosincrasie con tutte quante loro, ma se dovessi sceglierne una in particolare, sarebbe Ayano principalmente perché ha sempre sonno (ah ah ah!). Scherzi a parte, anch’io, come lei, avverto costantemente la pressione di dover essere impeccabile e perfetta per “meritare di vivere il mio sogno”. Ayano mi ha anche sorpreso molto, secondo me usare la sua storia per aprire il manga è stata una decisione coraggiosa e azzeccata, mi ha spinto a domandarmi se quello che alla fine si scopre essere solo un suo bizzarro sogno non fosse altro che un’allegoria di una gravidanza precoce e indesiderata. Mi ha dato i brividi. Poi come Miyu, anch’io ho la fortuna di avere un’amica d’infanzia nel paesino in cui sono nata e cresciuta. Anche lei rappresenta la mia “riva opposta” che ho lasciato alle spalle per realizzare ciò che desideravo… Pur continuando a guardarla con affetto dall’altra parte.

Il manga edito da Bao Publishing Count Five to Dream of You di Machiko Kyo
Il manga edito da Bao Publishing Count Five to Dream of You di Machiko Kyo
SF: Come viene deciso quando tradurre le onomatopee in romaji o lasciarle in katakana?

VV: Questa è una domanda a cui può rispondere un grafico. Il traduttore, in genere, fornisce sempre una “traduzione”, utilizzando onomatopee nostrane e/o inglesi (e qui si potrebbe aprire una dissertazione enorme, ma andrei fuori tema). Purtroppo, non tutti i suoni onomatopeici giapponesi hanno un corrispettivo italiano: basti pensare a shiin, il suono del silenzio. In certi casi, bisogna avere un grande estro per inventare suoni di sana pianta che però risultino riconoscibili anche dal lettore italiano, un altro aspetto da aggiungere alla difficoltà di tradurre manga! Se la domanda si rivolge invece alla resa puramente grafica delle onomatopee, gran parte delle case editrici oggi preferisce mantenerne l’aspetto originale, inserendo una nota che riporta il suono di riferimento corrispettivo. Serve non solo ad accorciare i tempi di lavorazione, ma anche a preservare il flow della tavola: nel giapponese, le onomatopee hanno più spesso anche una rappresentazione grafica molto particolare, si pensi a quelle usate nei combattimenti che mimano le cosiddette “linee di azione”. Va da sé che sarebbe molto difficile, per il grafico, crearne una copia perfetta e leggibile utilizzando il nostro alfabeto. 

SF: Nei primi tempi gli anime e alcuni manga venivano tradotti dall’inglese, anziché dal giapponese direttamente. Pensi ci sia molta differenza tra l’uno e l’altro?

Domanda retorica: la differenza è ABISSALE. La traduzione di una traduzione equivale a lavorare sul lavoro di un altro. Sono in molti ad avere una percezione erronea di questo lavoro: non è solo rendere A con B (questo forse è vero per le cosiddette traduzioni “tecniche”), ma è anche adattare. Ciò è evidente soprattutto in prodotti come anime e manga, prevalentemente discorsivi: per fare un esempio banale, io posso tradurre “ohayō” (buongiorno) come tale, oppure sbilanciarmi con “’giorno”, “ciao a tutti!”, “bella giornata, eh?”, a seconda del carattere e delle inclinazioni del personaggio che pronuncia il saluto. È una mia scelta, ma un traduttore di un’altra lingua che si dovesse trovare a lavorare sul mio testo non potrà fare altro che aderire a essa, poiché, non conoscendo la lingua d’origine, non può risalire al vocabolo iniziale. Ne consegue che la traduzione da una lingua sorgente che passa attraverso la traduzione di un’altra sarebbe da evitare, ma noto che alcuni servizi se ne avvalgono ancora oggi.

SF: Cosa consiglieresti a qualcuno che sta pensando di iniziare a studiare per diventare traduttore?

Innanzitutto, di proseguire con la laurea magistrale di Lingue Orientali (che vi aprirebbe anche a maggiori opportunità) e di studiare per prepararsi a sostenere almeno il livello N2 del JLPT. Possiamo dire che, con una laurea triennale di Lingue Orientali, in linea di massima si sia pressoché in grado di superarlo, ma in ogni caso ulteriore studio non guasta mai. Consiglio caldamente di acquistare gli eserciziari propedeutici al JLPT reperibili online. Inoltre (e ci tengo a dirlo, perché l’aspetto fiscale è spesso tralasciato in questi casi, invece io trovo che sia essenziale possedere certe nozioni), conoscere un buon commercialista è fondamentale. Un traduttore editoriale ha due possibilità: aprire una partita IVA o rimanere in ritenuta d’acconto grazie al sistema agevolato del diritto d’autore per opere dell’ingegno. La prima modalità ha il vantaggio di consentire al professionista di accumularsi una pensione, nonché la possibilità di lavorare con l’estero, ma ha un grosso contro: la tassazione spaventosamente elevata e spesso insostenibile. La seconda, se da un lato consente di pagare un quantitativo di tasse decisamente più contenuto, non permette di accumulare una pensione né di lavorare con l’estero per importi che superino i 5.000€ l’anno.

Forse è un discorso troppo complesso, ma se realmente si considera di intraprendere questa carriera è essenziale poter contare su un commercialista affidabile e competente. Un consiglio invece più banale (ma non così tanto) che posso darvi, è: credete in voi stessi.

Nella stragrande maggioranza dei casi, questo è un lavoro che si svolge da remoto e, se da un lato comporta molte meno arrabbiature con colleghi e altro, dall’altro rimuove l’aspetto della crescita “umana” perché elimina alla radice i rapporti interpersonali: non sempre capita di ricevere feedback sulla propria prestazione da parte di superiori e collaboratori, il che rende più faticoso prendere consapevolezza della propria crescita professionale. Alcuni di voi potrebbero sentirsi alienati a confrontarsi continuamente con uno schermo. Quindi, cercate di partecipare a quante più fiere del fumetto potete per conoscere coordinatori redazionali ed editor, così da capire con chi volete collaborare (o con chi state collaborando). Inoltre, un lavoratore autonomo deve soprattutto sapersi vendere. Aggiornate sempre il vostro curriculum (anche in giapponese e inglese) e pagina LinkedIn, seguite più case editrici potete e mostratevi attivi sui loro social, inviate candidature spontanee per proporvi come traduttori. Partecipate a concorsi di traduzione, primo tra tutti il Translation Slam organizzato durante Lucca Comics & Games. Colgo inoltre l’occasione per segnalare corsi e webinair specificatamente formativi per il traduttore di manga: tra i più validi a me noti, Tradurre il fumetto a cura della Fondazione Unicampus San Pellegrino (generalmente tenuto in primavera) e Tradurre il manga, organizzato da Parole Migranti e Bao Publishing.

Se non avete esperienza, ma in passato vi è capitato di tradurre il testo di un videogioco o un manga dal giapponese, potete inserirlo nei vostri cv purché suddetta opera non fosse già licenziata in Italia nel periodo in cui vi avete lavorato e specificando che abbiate rimosso il vostro lavoro, se pubblicato online, non appena è stata messa in vendita nel nostro paese. Un ultimo consiglio che mi sento di darvi è di presentare non appena consegnata una lavorazione le notule di pagamento o avvisi di fattura nel caso abbiate aperto partita IVA. Organizzate la vostra contabilità e controllate sempre di essere stati pagati alla scadenza prefissata, che per l’editoria è di norma a 60 giorni fine mese, ma può variare. Non abbiate paura di contattare l’amministrazione nel caso di ritardi nei pagamenti. Per le comunicazioni, cercate di prediligere sempre le PEC, in quanto hanno valore legale.

SF: Legge manga per diletto, e se sì in giapponese, italiano o altra lingua?

VV: Purtroppo sono diversi anni che leggo soltanto i manga che traduco! Sarà perché, lavorandoci, ne sono talmente assuefatta che quando decido di rilassarmi scelgo altri intrattenimenti, come romanzi o videogiochi su cellulare. Capita, però, che quando mi appassiono particolarmente a una serie che non curo mi vada a pescare interviste, racconti o extra in lingua giapponese per saperne di più.

Ringraziamo per questa interessantissima intervista la traduttrice Valentina Vignola, e speriamo di incontrarla presto in giro per qualche festival del fumetto!

LinkedIn della traduttrice Valentina Vignola

Recensione di Count Five to Dream of You di Machiko Kyo di Silvio Franceschinelli

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