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La danza butō dai maestri alle nuove generazioni di performer – Palazzo Ducale, Genova, 9 Novembre

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La giornata dedicata alla danza butō si configura come un evento unico nel panorama nazionale, un’occasione di spettacolo e riflessione che mette a confronto i maestri che hanno lavorato a questa disciplina fin dalle sue origini con le ultime generazioni di performer.

La danza butō rappresenta oggi uno dei confini più estremi del lavoro sul corpo e sull’azione fisica e una della espressioni più radicali di rappresentazione. La genesi di questa forma d’arte, che dal Giappone degli anni Cinquanta ha ispirato artisti di tutto il mondo, ha contaminato le più diverse forme di creazione per la scena, dalla danza al teatro, dalla performance al circo contemporaneo.

L’evento prevede tre interventi performativi, una mostra fotografica e un incontro di riflessione, a cui parteciperanno artisti e studiosi che negli ultimi anni hanno dedicato al butō le loro ricerche.
Per la composizione della giornata e la scelta degli artisti la direzione artistica di Teatro Akropolis si avvale della collaborazione di Samantha Marenzi e Alessandra Cristiani, entrambe fondatrici della storica rassegna romana sulla danza butō Trasform’azioni.

Programma della giornata

ore 15.30 – Sala del Maggior Consiglio (1° piano)

Tadashi Endo, SOULS IN THE SEA. Homage to the refugees who lost their lives in the Mediterranean Sea – performance

ore 17 > 19 – Sala Liguria (1° piano)
Danza, scrittura, libri. Il caso del butō – incontro aperto al pubblico
a cura di Samantha Marenzi (Università di Roma), con Katja Centonze, Raimondo Guarino, Samantha Marenzi, Alessandro Pontremoli

ore 19 > 20 – Sala Liguria, anticamera (1° piano)
Corpus Imaginis – inaugurazione mostra fotografica
a cura di Samantha Marenzi, immagini di Alberto Canu e Samantha Marenzi in collaborazione con Alfabeto Performativo / La Lupa e Officine Fotografiche

ore 20 .00– Sala del Minor Consiglio (1° piano) Alessandra Cristiani, Corpus Delicti – performance

ore 21.15 – Sala del Maggior Consiglio (1° piano)
Yumiko Yoshioka, 100 Light Years of Solitude – performance

Gli artisti e le performance

Tadashi Endo è uno dei più importanti danzatori e coreografi butō a livello internazionale. Dirige il Butoh-Center MAMU ed è direttore artistico del Butoh-Festivals MAMU Butoh & Jazz di Göttingen. Dopo i suoi studi da regista teatrale al Max Reinhardt Seminar di Vienna, si esibisce in collaborazione con vari musicisti free jazz. Nel 1989 incontra Kazuo Ōno, il quale mette in luce la profonda relazione tra la sua ricerca artistica e il butō. Con la sua danza, che egli stesso battezza Butō-MA, dove MA ha il significato tanto di vuoto quanto di spazio tra le cose, Endo esprime il campo di tensione tra ying e yang, maschio e femmina, e la loro eterna alterazione.

SOULS IN THE SEA è un omaggio ai morti nel Mar Mediterraneo. Rifugiati, esseri umani in fuga dalla guerra, dalla disperazione, dalla fame. Persone stipate in barche cariche di speranza per una vita sicura, per continuare a sopravvivere, per ricevere un aiuto. Una speranza che infine affonda tragicamente in mare. I corpi di questi uomini e donne che hanno perso tutto, anche la vita, giacciono ora sul fondo del mare. Ma le loro anime non sono ferme come i loro corpi. Cosa ci direbbero se potessero riemergere dal mare?

Alessandra Cristiani è performer e danzatrice. Dal 1996 indaga il pensiero e la pratica dell’Ankoku Butoh. Crea e dirige, con la compagnia Lios, la rassegna internazionale di danza Butoh Trasf orm’azioni(2001-2011). Per il biennio 2011-13 è coreografa in residenza per l’Accademia Filarmonica Romana, inserendo performance in natura nel Festival Internazionale della Danza 2013. Lavora come solista e, stabilmente, nella compagnia Habillé d’eau diretta da Silvia Rampelli, presentando i suoi lavori in Italia, Polonia, Bosnia, Francia, Stati Uniti.

Corpus delicti, primo step di un progetto volto alla realizzazione di una trilogia sulla “questione del corpo” e sull’arte di E. Schiele, F. Bacon, A. Rodin, si ispira all’arte di Schiele, in cui i corpisegni preludono a qualcosa di attuale, sono l’affacciarsi a un volume materico della presenza. Sono questi i tempi per riformulare il senso, accedere agli errori, esorcizzare l’essere umano così come è. Per trovare una dislocazione che porti un altro sentire, o l’utopia di un nuovo linguaggio corporeo.

Yumiko Yoshioka è fra le più importanti danzatrici, coreografe e insegnanti butō a livello internazionale. Nata a Tokyo, dal 1988 risiede in Germania. È stata membro di Ariadone, la prima compagnia di danza butō femminile e nel 1978 si esibisce a Parigi con Ko Murobushi e Carlotta Ikeda in Le Dernier Eden, la prima esibizione di butō realizzata fuori dal Giappone. Dal 1988 al 1996 è membro, con Minako Seki e Delta RA’i, della compagnia di teatro e danza Tatoeba – Théâtre Danse Grotesque. Nel 1995 fonda il gruppo Ten Pen Chii Art Labor con l’artista visiva tedesca Joachim Manger e il compositore americano Zam Johnson. Dal 1995 è direttrice artistica di eX…it! International dance eXchange and performance festival on butoh and contemporary dance, tenuto allo Schloss Bröllin in Germania. Le sue performance e i suoi seminari sono stati ospitati in tutti i continenti.

Dopo Before the Dawn, l’acclamato assolo di Yumiko, 100 light years of solitude è la seconda parte della trilogia From 1 to 100. Ispirato da Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez, per esplorare uno stato di solitudine Yumiko danza la vita di una creatura unica, nata su un pianeta a 100 anni luce dalla nostra. Immaginando che questa creatura sia l’unica della sua specie su quel pianeta, si diverte a dispiegare la sua vita fino a quando non realizza il suo destino di esistere in solitudine.

La mostra fotografica

La mostra presenta una serie di fotografie nate durante il processo di lavoro sull’assolo di danza di Alessandra Cristiani Corpus delicti ispirato all’opera di Egon Schiele. Mentre i disegni di Schiele agiscono sul corpo – che la performer definisce in questo progetto “il rifugio che ci inquieta” – e alimentano la sua danza, la fotografia traduce di nuovo il corpo in immagine, e stratifica sulla sua superficie la memoria di altre immagini, e di altri corpi. Le fotografie digitali realizzate da Alberto Canu riprendono fasi di lavoro, prove e performance, momenti di esercizio sull’anatomia dei disegni di Schiele; le stampe in tecniche antiche di Samantha Marenzi restituiscono a quegli scatti la dimensione tattile e materica dell’immagine manuale, dove nella trama della carta si intesse il corpo danzante.

Oltre alle cianotipie tratte dagli scatti digitali, altre versioni e altri supporti sia analogici che digitali si fanno corpo dell’immagine, su scatti di entrambi i fotografi realizzati nell’agosto 2019 durante la residenza artistica con Alessandra Cristiani presso gli spazi de La Lupa a Tuscania.

Samantha Marenzi è specializzata in fotografia analogica e tecniche antiche di stampa, realizza e cura mostre e insegna tecniche analogiche e fotografia di scena. Membro fondatore della Compagnia Lios, si forma come danzatrice coi maestri del butō e collabora con la Akira Kasai Company. All’Università Roma Tre è docente di Iconografia del teatro e della danza.

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