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L’estate di Kikujiro di Takeshi Kitano

L'estate di Kikujiro di Takeshi Kitano

Prima di entrare nei dettagli di L’estate di Kikujiro è giusto spendere qualche parola sulla carriera e la poetica di Takeshi Kitano. Tanto si è scritto e tanto si è detto su di lui: personaggio protagonista dei media, comico, autore televisivo e radiofonico, regista e pittore. Ma un filo comune lega tutte queste professioni: l’essere un artista innovativo, abilissimo costruttore di narrazioni inattese, dotato di una forte sensibilità verso il senso della vita.

Takeshi Kitano

Kitano è di estrazione sociale povera, è nato nel 47, il padre ha lasciato la famiglia quando lui era ancora piccolo e con la madre e i suoi tre fratelli è cresciuto in quartiere povero di Tokyo, Sanju, frequentato dalla yakuza. Questa infanzia così originale lascia un segno importante nella sua vita, un’esperienza che sarà materiale per le sue future sceneggiature.

Si iscrive all’università, ma non la porta a termine, in quanto è più interessato alla carriera di comico. Siamo agli inizi degli anni ‘70 e trova lavoro in un cabaret Tokyo, il Français, nel quartiere di Asakusa. Una sera si ritrova a rimpiazzare la spalla di un comico. Qui comincia la sua gavetta. Qualche tempo dopo, con l’amico Kaneko Kyoshi forma il duo Two Beats con il quale ha un discreto successo che lo porta a frequenti apparizioni televisive. In breve tempo diventa un volto molto popolare, tanto che il regista Nagisa Oshima gli affida un ruolo in Furyo (1983), film con David Bowie e la famosissima colonna sonora di Sakamoto.

L'estate di Kikujiro film giapponese
L’estate di Kikujiro, in giapponese 菊次郎の夏
La carriera come regista

Ingaggiato per il ruolo di protagonista nel film Violent Cop (siamo nel 1989) ne prende in mano la regia facendo un lavoro di rinnovamento del genere noir e del yakuza eiga come nessuno aveva mai fatto. Riduce i dialoghi all’essenziale, toglie espressività agli attori, semplifica le inquadrature e mostra gli effetti degli eventi prima delle loro cause.

Queste saranno le caratteristiche di tutti i film a seguire  che Kitano realizzerà e che troveranno espressione più alta prima in Sonatine (1993) e poi in Hana-bi (1997).

La maturità la raggiunge proprio con Hana-bi dove il protagonista è un personaggio romantico e violento al tempo stesso, un anti-eroe esistenzialista che sa essere senza pietà verso i criminali ma protettivo e premuroso verso sua moglie.

Da questo punto in poi della sua carriera Kitano mette in scena storie in cui c’è una maggiore consapevolezza verso il valore della vita, cosa che non si era vista, per esempio,  in Sonatine (emblematico ne è il finale). Sicuramente ad aver inciso su questa evoluzione espressiva è stato il grave incidente di moto del 1994 col quale aveva rischiato di morire.

Trailer: L’estate di Kikujiro di Takeshi Kitano

L’estate di Kikujiro

E’ il primo film dopo il successo internazionale e il Leone d’oro di Hana-Bi. Kitano si rinnova ancora una volta, probabilmente attingendo al suo talento comico, e mette in scena un’opera inattesa. Un ritorno, dopo due anni, che sa fare ironia di quanto aveva realizzato fino a quel punto, che sposta ancora di più l’attenzione sul lato umano di un personaggio burbero e rozzo.

La storia è quella di un road movie, un adulto che accompagna durante le vacanze estive un bambino che vuole incontrare la madre che non vede da molto tempo.

I due protagonisti

Sebbene il bambino in questione sia il protagonista del film, la storia ha senso grazie a Kikujiro, il suo accompagnatore. (E qui capiamo perché il titolo del film  è l’estate di Kikujiro e non l’estate di Masao). E’ una scelta interessante quella che fa Kitano: perché permette di spostare l’attenzione su un personaggio che in effetti rende unico questo film: uno scansafatiche, forse uno yakuza, che non sa relazionarsi con nessuno tranne dando degli ordini e che spende tutti i suoi soldi in scommesse, donne e alcool. Un personaggio negativo ma che dietro questa apparenza così dura ha una forte sensibilità e che non esita a aiutare e difendere il piccolo Masao nei momenti più difficili del loro viaggio.

E lo aiuta veramente, per ben due volte nel corso del film: sono i due punti di svolta della sceneggiatura, le due volte in cui il bambino piange. Farà per lui qualcosa che sicuramente non ha mai fatto per nessun altro, intrattenendolo con siparietti comici, arrivando addirittura a coinvolgere altri personaggi, in giochi di un’originalità unica.

E’ un incontro di due solitudini, forse anche un po’ scontato per un film di viaggio, ma che funziona narrativamente benissimo. Il bambino, d’altronde, è solo come Kikujiro: vive con la nonna e non ha mai conosciuto veramente sua madre. I suoi amici sono tutti in vacanza. Di Kikujiro sappiamo ben poco ma capiamo che la sola persona che ha accanto è la sua compagna.

Colonna sonora di L'estate di Kikujiro
L’estate di Kikujiro, la colonna sonora di Joe Hisaishi

Kitano ha dichiarato che il vero soggetto di questo film è la timidezza. Nonostante il carattere forte e burbero, è la timidezza che gioca un ruolo importante, che blocca Kikujiro e che gli impedisce di sapere come relazionarsi con Masao (ma anche con il resto della società). Nella sua parabola umanizzante, Kitano ci fa amare, nonostante i suoi molteplici difetti, questo personaggio.

Punti importanti nel film
  1.  Il film è diviso in episodi, presentati ognuno come le pagine del diario di un bambino, o di un libro per ragazzi. I colori sono quelli dei pastelli di Masao; le musiche di Joe Hisaishi hanno motivi leggeri e fischiettabili. Kitano voleva infatti girare un film diverso dopo Hana-bi, in cui lasciare la violenza fuori campo e parodiare la figura dello yakuza senza pietà.
  •  Gli altri personaggi che i due incontrano durante il loro viaggio non sono lo stereotipo del giapponese medio, sono outsider: un poeta nomade, due bikers, una coppia di fidanzati senza meta. Grazie a loro Kikujiro metterà in atto il gioco a cui il bambino avrebbe dovuto partecipare con i suoi amici e potrà sognare situazioni fantastiche da teatro delle marionette.
  •  La spiaggia, il mare, ancora una volta diventa il luogo in cui ripararsi, riflettere, ricominciare e lo vedrete anche negli altri film di Kitano, Sonatine e Hana-bi su tutti. Con il mare coprotagonista ha poi girato un film intero, Silenzio Sul mare.

Kitano è come il titolo del suo film più celebre, HANA BI: fiori e fuoco, poesia e violenza; ma per questa volta ha dato prevalenza alla poesia.

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