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Il kanbun kundoku nella lingua giapponese

Kanbun kundoku nella lingua giapponese

Il kabun kundoku 漢⽂訓読 letteralmente è la «lettura logografica o «per glosse» (kun,) di testi (bun) in cinese/sinitico (kan). Il testo cinese veniva modificato aggiungendo dei segni funzionali che servono ad indicare l’ordine delle parole nella frase resa in giapponese. In questo modo la frase cinese veniva arricchita di glosse che permettevano una lettura del testo cinese abbastanza vicina al giapponese. Questi segni del kanbun kundoku nella lingua giapponese prendono il nome di kunten.

I primi testi a contenerli risalgono alla fine del dell’VIII° sec. e vengono definiti kuntenbon Comprendono diversi tipi di testi di cui i più tipici sono quelli buddhisti, originariamente composti in Cina e che una volta arrivati in Giappone vengono arricchiti con vari segni funzionali per facilitarne la lettura. Non si sa quando la pratica del kanbun kundoku sia inizata, ma sappiamo che ha origini antichissime ed era già presente nel periodo Nara (710-794), ovvero quando i primi testi cinesi furono introdotti in Giappone.

Influenza e importanza del kanbun kundoku nella lingua giapponese

Tutta la scrittura (e la lingua) giapponese fin dalle origini è profondamente influenzata dal kanbun kundoku ed esso si ritiene indispensabile per attingere direttamente a fonti scritte precedenti al 20° secolo. La maggior parte dei documenti storici prodotti in Giappone dai giapponesi sono scritti in kanbun o sue varianti. Il kanbun kundoku è la base della scrittura “seria”, tecnica, intellettuale, del giapponese moderno. Infatti, report, dizionari, testi giuridici, filosofici, medici, ma anche diari di viaggio e di guerra, sono fortemente basati sul kanbun kundokutai. Ci sono alcune forme originarie del kanbun rimaste nel giapponese moderno, fra cui: 〜せざるを得ない、いまだ(まだ)、おそらく、いわゆる、あらゆる.

Kanbun kundoku nella lingua
Kanbun kundoku, esempio di utilizzo
Kanji e kanbun

Il kanbun, tuttavia,non è soltanto ’cinese’. Proprio nel periodo Meiji abbiamo la dimostrazione che i kanji e il kanbun non sono semplicemente un prodotto “cinese” importato e adattato, ma sono parte della scrittura e della produzione intellettuale e culturale del Giappone. A fine Ottocento, infatti, intellettuali come Nishi Amane ⻄周 (1829-1897) utilizzano il kanbun per tradurre termini occidentali assenti nelle lingue asiatiche: filosofia 哲学, soggettivo/oggettivo主観・客観, fenomeno 現象, sensazione感覚 , esistenza実在. 

Da un punto di vista più pratico, per ’tradurre’ un testo in kanbun un testo in giapponese, cioè per ‘leggerlo’ con il sistema kundoku è necessario invertire e riposizionare alcuni elementi della frase. Segni come 「レ」hanno questa funzione e prendono il nome di kaeriten返り点, ovvero piccoli caratteri come レ, 一, 二, 上, 甲ecc. utilizzati per riordinare la posizione degli elementi della frase in kanbun secondo la sintassi giapponese. Stanno sotto il kanji di cui modificano la posizione, spostati a sinistra.  Il re-tenレ点, ad esempio, indica che si deve leggere prima il kanji successivo rispetto a quello precedente.

Per concludere, in Giappone, una buona conoscenza di kanji e kanbun da parte degli stranieri è considerata con rispetto dalla maggioranza dei giapponesi, in quanto esso rappresenta il patrimonio culturale condiviso di tutta l’Asia orientale (come il latino e il greco per l’Europa e l’occidente).

Fonti per il kanbun kundoku nella lingua giapponese

Lingua giapponese classica 1, 1° anno, 2020/2021 Università Ca’ Foscari Venezia, Corso di Laurea Magistrale in Lingue e civiltà dell’Asia e dell’Africa Mediterranea, Prof. Edoardo Gerlini
Kanbun (princeton.edu) di Alíz Horváth
Lingua Giapponese

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