Nel mondo della moda e dell’haute couture sono presenti figure di spicco provenienti dal Giappone e una è certamente lo stilista Yohji Yamamoto.
Biografia
Nato nella capitale giapponese nel 1943, Yohji Yamamoto frequentò l’università Keio, laureandosi nel 1966 in Giurisprudenza. Solo dopo si iscrisse al Bunka Fashion College, seguendo così le orme di sua madre che, infatti, faceva la sarta. Dopo essersi laureato nel 1968 cominciò un lungo percorso formato da viaggi e lavoro finché, nel 1977, Yamamoto propose la collezione womanswear Y’s al Tokyo’s Bell Commons con risultati ottimi. Le reazioni, infatti, furono subito entusiaste e, quattro anni dopo, poté finalmente debuttare nel mondo della moda di Parigi con la sua mainline.
La crescita tecnologica e creativa che caratterizzò il Giappone nel periodo del cosiddetto Miracolo Economico, al culmine negli anni Settanta, aiutarono certamente lo sviluppo dell’etichetta creata da Yamamoto.
Lo stile
All’inizio le creazioni dello stilista erano solamente femminili e caratterizzate da uno stile androgino che non era assolutamente in linea con la distinzione tra menswear e womenswear. La prima linea Pour Homme, infatti, arrivò nel 1984.
Una particolarità che lo contraddistingue è il fatto che, spesso, i suoi outfit sono total black, facendo così intuire la sua predilezione per il colore nero. Proprio riguardo a questa tendenza verso il nero, lo stilista commenta che “il nero è allo stesso tempo modesto e arrogante, pigro e facile, eppure sempre misterioso.”
Inoltre, quando necessario, Yamamoto utilizza il bianco o alcuni colori brillanti come il giallo o il rosso per esaltare ancora di più l’oscuro colore.
Spesso sugli abiti di Yamamoto è possibile osservare strappi che simboleggiano una denuncia dell’artista contro le sofferenze causate dalla guerra. Questo messaggio è probabilmente anche legato alla tragica scomparsa del padre durante il secondo conflitto mondiale. Altra caratteristica fondamentale delle sue linee di abiti è connessa alla libertà: i tagli degli abiti sono asimmetrici, troviamo dei capi oversize e unisex e dei veri e propri miscugli di stoffe e tessuti, inoltre i dettagli sono ridotti al minimo. Addirittura, a volte troviamo dei look incompiuti.
Yamamoto, il cinema e il teatro
Creando un collegamento tra la moda e l’arte, lo stilista ha collaborato alla realizzazione dei costumi di alcuni film di Kitano Takeshi come Brother (2000), Dolls (2002) e Zatoichi (2003).
Oltre al cinema, Yamamoto ha realizzato i costumi per l’Opera di Lione per l’opera Madama Butterfly del 1990 e per Tristano e Isotta diretto da Heiner Muller del 1993. Inoltre, l’anno seguente lo stilista è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere dal ministro della cultura francese.
Fonti per lo stilista Yohji Yamamoto
Esquire, Perché la moda di Yohji Yamamoto è ancora oggi la più radicale di Giulia Sciola
NSS Magazine, Chi è Yohji Yamamoto? di Lorenzo Salamone
CATWALK YOURSELF, Yohji Yamamoto di Saxony Dudbridge