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Hikikomori in Giappone

hikikomori giapponese

Hikikomori, termine giapponese composto da hiku tirare e komoru ritirarsi, ovvero “stare in disparte, isolarsi”. La parola hikikomori in Giappone viene utilizzata per coloro che decidono volontariamente di ritirarsi dalla vita sociale, abbandonando qualsiasi tipo di forma di contatto con gli altri, chiudendosi in casa per un periodo superiore ai 6 mesi.

Generalmente questa forma di “disagio sociale” si manifesta tra i 14 e i 30 e le cause possono essere svariate. Secondo alcuni sondaggi esso è più presente tra i maschi che tra le femmine, ma di questo non vi è una reale certezza anche perché tende ad essere un problema sottovalutato e nascosto. Viene spesso banalizzato anche come una “dipendenza da videogiochi” o una “internet addiction”, ma a seguito di studi specifici è risultato che questo ha un incidenza del solo 10%. Quindi, impedire al proprio figlio di giocare probabilmente non lo porterà automaticamente ad uscire dalla propria camera.

Hikikomori chiuso in casa
Rinchiudersi in una stanza per mesi, o addirittura anni.

STORIA del fenomeno hikikomori

Essendo il ritiro sociale un sintomo di numerose patologie psichiatriche, fino al 1998 non è mai stato considerato un disturbo mentale a sé. Da molti veniva definito come “sindrome di apatia”, ovvero un atteggiamento di indifferenza nei confronti delle persone e della realtà. Il termine hikikomori venne utilizzato per la prima volta nel 1985 da Tomita Fujita, nel periodo in cui il panorama giapponese sociale stava subendo una profonda crisi passando dal modello familiare tradizionale giapponese, basato sulla famiglia allargata, ad un modello occidentale in cui il padre restava la maggior parte del tempo fuori casa ed era la madre ad occuparsi dell’educazione dei figli. Questo ha portato alla generazione di episodi di rapporti iperprotettivi che scaturivano in un comportamento ansiogeno del figlio nel momento in cui si ritrovava in un ambiente diverso da quello famigliare.

Questo disagio sociale venne portato  alla luce mondiale con la pubblicazione, nel 1998, del libro Hikikomori dello psicologo Saito Tamaki. Egli, a seguito di vari studi basati su ragazzini che dimostravano la stessa condizione di disagio, comprese come questo non poteva venire considerato come un mero sintomo ma come una reale patologia. Nonostante il numero degli articoli sull’argomento sia in notevole aumento, nella società contemporanea il fenomeno hikikomori non rientra all’interno delle categorie della psichiatria internazionale.

“L’hikikomori non è una diagnosi o un’entità clinica, ma uno stato di ritiro sociale che riguarda soggetti senza alcuna patologia”

Tamaki Saito
CARATTERISTICHE

Nonostante non vi sia un’ufficiale definizione dei soggetti hikikomori, il Ministero della Salute giapponese (MHLW) ne ha indicato alcune caratteristiche e sintomi, esso infatti precisa che: “l’hikikomori è un fenomeno psico-sociologico la cui caratteristica peculiare è il ritiro dalle attività sociali e il rimanere in casa per più di 6 mesi”. Tende a sottolineare anche come gli individui in cui vi è presente un disturbo psichiatrico di maggiore gravità, come la schizofrenia, non siano soggetti hikikomori. In generale le caratteristiche comuni che presentano gli hikikomori sono:

  • Età compresa tra i 14 e i 30 anni
  • Estrazione sociale medio-alta
  • Sesso maschile (vi è un incidenza del 90%)
  • Figlio unico
  • In genere con genitori entrambi laureati in cui uno dei due, generalmente il padre, risulta assente e ricopre incarichi dirigenziali

Essi poi vengono distinti in 3 categorie:

  1. Ultradipendenti: crescono in famiglie ultraprotettive e non riescono a raggiungere uno sviluppo psicologico che gli consenta di fidarsi delle persone e di acquisire autonomia
  2. Interdipendenti disfunzionali: coloro che all’interno del contesto famigliare non sono riusciti ad imparare le regole sociali di base
  3. Controdipendenti: coloro che vengono caricati da parte della famiglia di eccessive aspettative, che comportano fenomeni molti alti di stress.
Hikikomori in Giappone, un problema sociale
Hikikomori e reclusione sociale in Giappone, le donne sembrano meno affette ma forse se ne parla solo di meno

HIKIKOMORI E GIAPPONE

Lo stato in cui questo è considerato un reale problema sociale è il Giappone. Si stima che nel paese vi siano oltre 1 milione di casi e per capire le ragioni alla base dobbiamo approcciarci al tipo di sistema culturale che vige in Giappone. Qui lo Stato e la famiglia sono i punti cardinali e la competizione per essere il migliore inizia sin dalle scuole elementari attraverso la pubblicazione dei risultati di ogni singolo alunno in una bacheca pubblica. Si è notato come questo tipo di pressione e la paura di poter “deludere” le aspettative porti i ragazzi a ritirarsi da questo confronto rinchiudendosi in casa. In Giappone è stato anche rilevato come esso non sia un disagio che affrontano solo i ragazzi, ma è presente anche negli over di 40 anni.

Dobbiamo tuttavia ricordare che esso non è un disagio che riguarda unicamente il Giappone ma è presente anche in Italia

Per un hikikomori l’inverno è doloroso perché tutto sembra freddo, ghiacciato e solo. Per un hikikomori, anche la primavera è dolorosa perché tutti sono di buon umore e quindi invidiabili. L’estate, certamente, è specialmente dolorosa.”

Tatsuhiko Takimoto

HIKIKOMORI E MONDO DEGLI ANIME

In seguito all’allarme sociale generato dall’incremento di casi di hikikomori anche l’animazione giapponese ha cominciato ad occuparsene. Difficile capire se questo sia collegato con lo scopo di denunciare il fenomeno e portarlo all’attenzione mondiale, o semplicemente come strategia di marketing.

Welcome to the NHK, un anime che con protagonista un hikikomori giapponese

Un noto esempio di hikikomori è l’anime Welcome to the NHK. Esso è tratto da un romanzo giapponese che narra le avventure di Sato, un ventenne che vive in isolamento da più di 4 anni in un appartamento a Tokyo. Un giorno alla porta del ragazzo bussa una ragazza, Misaki Nakahara, che si accorge che il ragazzo è un hikikomori e si offre di aiutarlo a ristabilire la sua condizione sociale.

L’anime affronta le tematiche legate agli hikikomori in maniera tragicomica, infatti nonostante la vita del ragazzo sia circondata da un’aura di depressione vi sono episodi divertenti e paradossali che alleggeriscono quello che in realtà sarebbe una situazione tragica. Il romanzo che ha generato l’anime  è in parte autobiografico in quanto l’autore Tatsuhiko Takimoto ha vissuto in prima persona un periodo da hikikomori e su questo ha basato la narrazione.

FONTI

State of Mind, il giornale delle scienze psicologiche, Hikikomori in Giappone
Blog hikikomori Italia
Aspetti della società giapponese
Immagini: Woman photo created by jcomp – www.freepik.com

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