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J-Horror: cinema horror giapponese

J-horror

Il J-Horror – cinema horror giapponese – è un genere sviluppatosi negli anni ’90 che unisce tradizione dell’horror giapponese e tematiche legate alla società odierna. Si tratta di un genere cinematografico che ha spopolato nel mondo e ha dato vita a un filone di horror tutto suo: scopriamone le caratteristiche!

la storia dell’horror giapponese

Il cinema horror giapponese, sia dal vero che d’animazione, ha sempre attinto alla tradizione del soprannaturale, ricca di personaggi leggendari e mitologici. Alcuni esempi sono la donna-fantasma, solitamente un personaggio che torna dall’oltretomba in cerca di vendetta. La vendetta è infatti un tema centrale per l’horror giapponese. La vendetta di una donna giapponese in Yotsuya Kaidan è un tipico esempio di questo tipo di storie.

I fantasmi, poi, sono presenti in moltissimi film cinematografici del genere, in varie forme. Vi sono, per esempio, i shinrei mono, ovvero i film sui fantasmi, gli obake mono che invece si concentrano su esseri mutaforma, altro tema ricorrente.

I fantasmi sono soggetti comuni nell'horror giapponese
Iconografia tipica di un fantasma giapponese

Tra altre definizioni di fantasmi abbiamo lo yurei, oppure gli onryo, ovvero esseri in cerca di vendetta. Non mancano poi mostri come i demoni oni o gli yokai, personaggi mitologici con forma zoomorfica. Questi ultimi derivano dalla tradizione orale autoctona giapponese, ma alcune influenze del genere derivano anche dalla Cina. I kaidan, ovvero i racconti cinesi di fantasmi, hanno infatti raggiunto il Giappone e influenzato il genere horror del paese. Inoltre, l’horror giapponese ha attinto anche a iconografie occidentali, come i vampiri, l’idea della reincarnazione occidentale o dell’inferno cristiano.

la nascita del j-horror: il cinema horror giapponese

Quello che definiamo J-Horror, cinema horror giapponese, nasce negli anni ’90, quando alcuni registi rinnovano lo stile dell’horror giapponese. Essi si allontanano dalla tradizione introducendo nuovi luoghi e ambientazioni. I film horror di questo decennio, infatti, iniziano a mostrare ambientazioni che si allontanano dal mondo soprannaturale e mostrano invece luoghi quotidiani e realistici. È proprio il mostrare come eventi tremendi possano accadere in qualunque momento e in luoghi conosciuti da chiunque a rendere queste opere ancora più impressionanti.

La caratteristica principale di questo genere, però, è il ruolo della tecnologia e il grande potere che può avere sulle menti, specialmente dei più giovani. La paura del wireless deriva anche dall’indignazione pubblica verso la nuova religione Aum Shinrikyo, autrice di un attacco terroristico. Nel 1995, infatti, alcuni membri assalirono con gas sarin la metropolitana di Tokyo, causando la morte di 13 persone e migliaia di intossicati. Il gruppo religioso faceva uso anche di videoclip e registrazioni vocali per diffondere il proprio credo, così da raggiungere un grande numero di adepti, specialmente tra le generazioni più giovani. Questo sconvolgente incidente portò i media a ingigantire la paura popolare verso il potere della tecnologia e l’influenza sulle menti più suscettibili. Si diffuse, difatti, il concetto di lavaggio del cervello, che può portare a tragiche conseguenze e allo svolgere azioni illogiche anche di gruppo.

i nomi più importanti nel j-horror

Tra le promotrici del genere J-Horror vi sono due registe donne: Sato Shimako e Fujiwara Kei, autrice di Organ, che esplora la problematica del mercato illegale di organi. Ma il nome più importante del ’95 è sicuramente quello di Nakata Hideo. Si tratta del regista di Ring, che ha dato spunto al grandissimo successo mondiale The ring. Ring mostra come, attraverso la visione di un filmato, si possa essere quasi contagiati e destinati a una fine terribile. Anche Kurosawa Kiyoshi è autore di importanti film J-horror, come Cure o La trappola dello spettro, che mostra ancora una volta l’elemento della videocassetta. Altro simbolo ricorrente è quello dell’acqua, presente, per esempio, in Dark water, che ha per protagonista una donna che avrà a che fare con lo spirito di una bambina in cerca di una figura materna.

Nakata Hideo è il promotore del J-horror: il cinema horror giapponese
Nakata Hideo, regista di Ring

I film j-horror sono estremamente interessanti anche perché esplorano problematiche degli adolescenti giapponesi. Hikiko – Storia di una leggenda metropolitana, per esempio, narra di una ragazza vittima di estremo bullismo, che torna sotto forma di fantasma per vendicarsi delle violenze subite dai compagni e dai genitori. Il nome della protagonista Mori Hikiko, inoltre, è l’inversione di hikikomori, altra problematica che affligge il Giappone di oggi. Una delle opere più interessanti di J-horror è, poi, Suicide club, di Sion Sono. Quest’ultimo film affronta l’idea di messaggi subliminali presenti in video o in altre fonti che tramite i telefoni cellulari raggiungono in massa i giovani e li spingono ad atti estremi, seppur illogici. Nello specifico, il film affronta il pesante tema del suicidio giovanile: i personaggi si organizzano per effettuare suicidi collettivi, seguendo ciecamente indicazioni da fonte ignote e arrivando a gettare la propria vita a causa del lavaggio di cervello ricevuto.

Sion Sono è uno dei registi j-horror più noti
Sion Sono, regista di Suicide club
fonti

Roberta Maria Novielli, Stora del cinema giapponese, Marsilio, Venezia, 2001
Cinematographe.it, J-Horror: tra terrore ed emozioni, wet dead girls e lunghi capelli neri, di Priscilla Piazza, 20/06/2020
ItaliaJapan.net, L’evanescenza del cinema j-horror, di Andrea Venuti
映画ワォー千 (Eiga watch), 映画「自殺サークル」ネタバレあらすじ結末と感想 Eiga ‘jisatsu sākuru’ netabare arasuji ketsumatsu to kansō (Film ‘Suicide club’: spoiler, riassunto, conclusioni e impressioni), 09/06/2020

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