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L’anime Aggretsuko e la critica sociale

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Aggressive Retsuko è un personaggio della Sanrio (lo stesso brand a cui appartiene Hello Kitty, per darvi un’idea). Si presenta come come una graziosa femmina di panda rosso antropomorfo, con dei normali vestiti da lavoro d’ufficio. L’anime, intitolato Aggretsuko, è una produzione di Netflix Giappone del 2018 e ha riscosso molto successo anche all’estero oltre che in patria, arrivando fino alla terza stagione per ora. L’anime Aggretsuko però ha poco a che fare con la dolcezza di Hello Kitty.

Questo personaggio è molto diverso da quelli a cui siamo abituati, infatti sia Retsuko che l’anime sono disegnati in una maniera quasi infantile. Quindi a prima vista sembrerebbe un cartone adatto anche ai bambini. Inoltre, anche tutte le altre “persone” che incontriamo nell’anime sono in forma di animali antropomorfizzati, che di solito aiuta ad addolcire i toni di una narrazione. In questo modo la critica sociale nell’anime Aggretsuko arriva come un po’ inaspettata.

Questa produzione, infatti, è un cartone per adolescenti e adulti, che critica spesso, più o meno velatamente, la società giapponese soprattutto dal punto di vista del mondo del lavoro. La nostra protagonista è proprio una “Office Lady” (abbreviato in OL nel linguaggio colloquiale giapponese), termine usato per indicare un’impiegata di ufficio generica, senza mansioni di particolare rilievo all’interno dell’azienda.

Il personaggio principale, in generale, non ci appare come un modello; Retsuko non viene affatto idealizzata, ma mostrata solo come una persona qualunque, con una vita piuttosto banale e noiosa. Nemmeno i suoi difetti vengono nascosti.

Dall'anime: Retsuko si reca a lavoro su una metro affollata
Retsuko che si reca a lavoro in una metro sovraffollata

La vita di (AGG)Retsuko

Aggretsuko per alleviare lo stress che accumula in ufficio, dove viene presa di mira dal capo e da alcuni colleghi, e per staccare dalla sua noiosa routine, va spesso a cantare al karaoke. Il suo genere preferito è il metal, la sua valvola di sfogo. Oltre ad avere una voce del tutto irriconoscibile, sembra diventare completamente un’altra persona. Quando canta improvvisa e parla dei suoi problemi, si lamenta, facendo uscire tutto quello che a lavoro non può dire in faccia al suo capo e ai suoi colleghi (o finirebbe quasi sicuramente per essere licenziata).

Già il fatto che nell’anime non venga idealizzata la vita in azienda, anzi, e che il personaggio principale della seria sia pieno di evidenti difetti, è una scelta coraggiosa per un una serie giapponese. In particolare, nella prima stagione le critiche principali mosse alla società giapponese sono spesso ricollegabili al maschilismo.

Chi porta il tè?

In Giappone nelle aziende, ma in generale nei luoghi di lavoro, molto spesso possiamo trovare il ruolo del cosiddetto “ocha-kumi”, cioè la persona che si occupa di servire il tè. Fin qui né uno spettatore italiano né uno giapponese si stupisce. Comunque, nella stragrande maggioranza dei casi questo ruolo è sempre svolto dalle impiegate donne dell’azienda, anche se ovviamente non è scritto da nessuna parte che debbano essere solo le donne a svolgerlo, ma soprattutto che rientri nelle mansioni di un impiegato. E’ così radicata come regola non scritta che qualcuno potrebbe anche non farci caso. L’anime però rende esplicito il fatto che si tratti di una discriminazione facendo pronunciare queste parole al capo di Retsuko, proprio nel primo episodio:

“Portami il tè. Anche questo è lavoro tuo. Per le donne funziona così!”

Capo di Retsuko

Abuso di potere

Nella sesta puntata viene trattato il tema dell’abuso di potere da parte dei superiori. In questo caso Retsuko infatti viene “bullizzata” non solo dal capo dipartimento Ton, ma anche da una sua collega più anziana. Nelle aziende giapponesi infatti spesso i colleghi che hanno iniziato a lavorare prima di noi sono considerati quasi come dei superiori e vanno trattati con una certa formalità. Fortunatamente la protagonista ha un’amica influente che lavora con lei in azienda, la quale avverte il capo dell’intera compagnia che c’è un problema di abuso di potere. Ma lui sminuisce la questione con frasi di circostanza, che evidentemente sono un cliché anche in Giappone: “Ma è solo una voce, no?”, “E’ davvero una questione così grave?”, o ancora, “Ci sono persone che si lamentano per tutto”.

Critiche provocatorie ma nessuna soluzione

Nonostante questi ammonimenti dell’amica di Retsuko la situazione non migliora. Anzi il capo, sentendo che qualcuno lo accusa di abuso di potere, frustrato, non fa che tormentarla ancora di più. Anche per quanto riguarda l’episodio del tè, nonostante le parole apertamente sessiste che le rivolge il capo, la protagonista non si ribella affatto e porta a termine la mansione senza fiatare. Fiato che risparmia per quando è al karaoke.

 Questo dimostra come la critica sociale nell’anime Aggretsuko non voglia proporre modelli, o strategie risolutive, ma semplicemente mettere in luce in maniera provocatoria la realtà lavorativa del giapponese medio, o forse dovremmo dire della giapponese media, come nessuno aveva mai fatto prima.

Fonti

The Verge, Netflix’s Aggretsuko show is a shockingly insightful portrait of feminine rage By Dami Lee@dami_lee
「お茶くみ=女性」「会長=男性」は構図的に見ると同義 by Yossense

Se l’articolo vi è interessato e volete approfondire l’argomento vi consigliamo questo video prodotto da Netflix con l’intervista al regista e alla disegnatrice di Aggretsuku.

Gli animaletti negli anime e nei manga giapponesi sono veramente tanti. Un altro animale famoso, che ha in un certo senso portato i primi temi di critica sociale (bullismo, rapporto genitori / figli) negli anime, è Doraemon.

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