
Oggigiorno l’arte giapponese è conosciuta ed apprezzata a livello mondiale, ed è innegabile l’influsso che essa ha esercitato, verso la fine dell’Ottocento, in artisti europei ed americani, soprattutto per quanto concerne i pittori della corrente impressionista. In particolare potremmo citare nomi del calibro di Van Gogh, Monet, Manet e i pittori toscani, i Macchiaioli, che hanno trovato ispirazione ad oriente.
L’arte giapponese, quindi, fin dal XIX° secolo, si è approcciata al mondo universale dell’arte schiudendo nuovi orizzonti di dolcezza ed ispirazione.
Non sempre, però, per noi occidentali risulta facile comprendere questa forma d’arte, così distante da quella a cui siamo da sempre abituati. Infatti, gli elementi che nella pittura giapponese conducono ad un pieno apprezzamento dell’opera d’arte sono la nobiltà del motivo, il senso della suggestività, nonché la vivacità del disegno. Tutto ciò accompagnato da una corretta tecnica del pennello.

L’importanza dell’ispirazione nell’arte giapponese
Il colorito, le forme e la prospettiva sono elementi fondamentali delle opere d’arte occidentali. Nell’arte nipponica, invece, questi risulterebbero essere solo di sussidiaria importanza nel caso in cui l’opera stessa non fosse ravvivata dall’ispirazione e da una provetta maestria del disegno, fattori certamente essenziali, ma che a loro volta vengono assecondati da tratti liberi e sciolti, senza alcuna traccia di esitazione o di restrizione.
Da qui potremmo dedurre l’importanza dell’ispirazione per gli artisti giapponesi. Tuttavia, è anche vero che un’opera d’arte giapponese non è tratta solo da un modello o dalla singola impressione del pittore, ma è da quest’ultimo pre-creata nella propria anima e generata conseguentemente dal suo pennello, quasi a diventare la melodia di un poema senza parole.
Nel caso in cui l’artista risponda direttamente all’ispirazione, forza motrice della sua produzione pittorica, egli dovrà essere libero dall’impaccio di regole e convenzioni, permettendo quindi alla sua mano ed al suo pennello di essere mossi solo ed esclusivamente dall’impulso creativo del suo spirito. L’artista, perciò, non dovrà lasciare alcuna impronta di special tecnica, maestria di metodo e abilità di copia poiché tutte queste verranno volte al servizio del suo stesso ideale artistico, infondendoli nella sua opera.
hirameki: un libro d’arte all’insegna dell’ispirazione
Proprio dal principio che enuncia l’ispirazione come elemento indiscutibilmente fondamentale nell’arte giapponese, i due artisti Peng e Hu hanno originariamente scoperto il magnifico fenomeno poi rinominato “Hirameki” che potrebbe essere tradotto dalla lingua giapponese come “lampi d’ispirazione”.

Per la creazione di questo nuovo tipo di arte, i due artisti si sono ispirati ad un fatto realmente accaduto loro: guardando la macchia di una mucca, si sono accorti di quanto questa assomigliasse ad una star del cinema. Si sono presto resi conto che anche la più piccola macchia poteva essere facilmente trasformata in qualcosa di straordinario, un po’ come le nuvole. Quante volte vi sarà capitato, guardando il cielo da piccoli, di cercare di interpretare la sagoma formata dalle nubi.
Con il termine Hirameki facciamo quindi riferimento a quella scintilla ispiratrice che travolge le persone permettendogli di godere dell’immaginazione e della creatività insita in ognuno.
Concretamente parlando, l’hirameki rappresenta la capacità di trasformare delle semplici macchie di colore in figure ed oggetti vari. Ciò è reso possibile aggiungendo linee e forme attraverso penne e matite, arrivando quindi a dare fisionomia a qualcosa che all’apparenza potrebbe sembrare privo di significato.
Da questa scoperta, i due artisti hanno ricavarono un libro intitolato “Hirameki, Disegna ciò che vedi”, che ha permesso a questa pratica di diffondersi diventando una forma d’arte per tutti, nella quale anche i disegnatori più inesperti sono in grado di produrre centinaia di scarabocchi sensazionali.
Hirameki, molto più che semplice arte
L’hirameki, oltre ad essere uno stile artistico ed un ottimo passatempo, rappresenta un buon esercizio pratico per lo sviluppo del pensiero laterale, la tipologia di pensiero opposta a quello “verticale” ossia all’intelligenza logico matematica e basata sulla razionalità e sulla consequenzialità. Il pensiero che, invece, si sviluppa grazie alla pratica dell’hirameki è quello che trova le proprie basi sull’intuizione e sulla capacità di osservare una determinata situazione da più punti di vista, al fine di giungere a nuove e possibili soluzioni.

L’insegnamento che possiamo quindi trarre dalla pratica del hirameki è quello di andare oltre a ciò che è ordinario, oltre le convenzioni e guardare oltre le apparenze aprendoci ad infinite prospettive. Questa pratica ci ricorda che tutto ciò che ci circonda, ma anche ciò che è dentro noi stessi, può essere interpretato in molteplici forme, che variano a seconda del punto di vista dal quale si osserva la realtà. Questo ci fornisce anche la consapevolezza che gli ostacoli che ci bloccano possono essere superati facendo qualcosa di diverso e mai immaginato prima.
Tutto ciò ci fa capire quanto, nella vita di ogni giorno, l’intuito e l’ispirazione, spesso considerati inferiori e meno importanti rispetto alla razionalità e alla logica, possano in realtà essere fondamentali al fine di aiutarci a superare questioni quotidiane, oltre che a sviluppare il nostro senso artistico.
FONTI, ispirazione nell’arte giapponese
CassArt e TizianaTeperino per la parte inerente al Hirameki
Manuale “Ars Nipponica” a cura del Barone Pompeo Aloisi, Casa Editrice Seibido, 1929