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Il teatro rakugo

Kenshi-Yonezu-Shinigami

Comunemente nota anche come l’Arte del Raccontare Storie, il teatro rakugo (落語,  letteralmente, parole cadute) è una forma di intrattenimento verbale tipicamente giapponese. Un unico narratore, detto rakugoka, siede solitario su un cuscino nel bel mezzo del palco, è in seiza, seduto sui talloni, e indossa un kimono. 

É così che inizia il suo spettacolo: munito solo di un un ventaglio di carta e un lembo di tessuto inizia a raccontarci storie, lunghe, complesse, e comiche, senza muoversi dalla sua postazione. Si tratta di racconti narrati come fossero conversazioni tra due o più persone: è solo grazie alle sue capacità che il raccontastorie riesce a trasformarsi in vari personaggi senza affidarsi a vistosi oggetti di scena o sfondi elaborati. Il rakugoka è in grado di coinvolgere il pubblico, di stimolare l’immaginazione degli spettatori, sul palco cambia identità, si impersona in chiunque cambiando il tono della sua voce, le sue espressioni facciali, l’accento e il modo di porsi. Questi monologhi durano circa mezz’ora e si concludono con una battuta finale a sorpresa, detto ochi (落ち, caduta), essenziale alla buona riuscita del racconto. 

Rakugoka al Sanma Festival
Un rakugoka intento a raccontare agli spettatori la storia di un samurai che ha assaggiato un sanma (luccio grigliato) molto delizioso a Meguro. © Vera46 su Flickr

STORIA DEL teatro RAKUGO 

Il rakugo trova le sue origini nei sermoni Buddhisti: non era raro infatti che i sacerdoti utilizzassero storie drammatiche per spiegare concetti più complessi, come ad esempio i principi spirituali del buddhismo: la transitorietà della vita o l’effimera realtà dei valori antichi. I primissimi intrattenitori (non ancora definibili rakugoka) parodizzavano quei racconti per rallegrare gli animi delle persone e distrarre dalla dura realtà. 

Bisogna però attendere il Periodo Edo (1603–1867) affinchè il rakugo diventi una forma di intrattenimento popolare, messo in scena in teatri urbani detti yose da veri e propri specialisti. La più antica pubblicazione di rakugo risale a questo periodo, nello specifico al 1623, ed è chiamata Seisuisho (醒睡笑, risate per allontanare il sonno). Questa popolarità è da sempre collegata alle libertà recitative del rakugoka, che può improvvisare, utilizzare slang contemporanei e fare riferimento a eventi appena accaduti. 

Il rakugo, diventato ormai una forma di intrattenimento popolare, prese piede soprattutto nelle grandi città come Tokyo, Osaka (ora chiamato Kamigata Rakugo), e Kyoto, sviluppando tre stili ben distinti: ad oggi sono sopravvissuti i primi due mentre il terzo sembra essere andato perduto.

 Shinjuku Suehirotei
Foto del Shinjuku Suehirotei, un celebre teatro di Tokyo che ospita numerosi spettacoli di rakugo.
© Kentin su Wikipedia Shinjuku Suehirotei

L’esecuzione degli spettacoli non ha subito cambiamenti rilevanti dal XVIII° secolo fino ai giorni nostri. É grazie alla costante creazione di nuovi racconti, che vanno ad aggiungersi al repertorio tradizionale (che include più di 300 classici!) che il rakugo mantiene tuttora la sua popolarità. 

Esistono raccontastorie che si specializzano tuttora in aneddoti classici, risalenti al Periodo Edo, tramandati di generazione in generazione da maestro ad allievo nel corso degli anni. Proprio per questo durante la narrazione di opere classiche l’aspetto essenziale è proprio l’abilità del narratore, al contrario, le opere più recenti vengono spesso narrate unicamente dal loro autore, in modo tale che l’attenzione si focalizzi sul contenuto, piuttosto che sulle abilità di veicolazione della storia. Molto spesso queste ultime sono reinterpretazioni satiriche della società contemporanea e generalmente vengono viste positivamente nel mondo del rakugo proprio per la loro ambizione. 

Non capita di rado che gli spettacoli di rakugo, o gli sketch comici che ne derivano, appaiano in televisione, così come altrettanto spesso i rakugoka si reinventano come attori, comici, e presentatori di programmi televisivi, dimostrandosi artisti a tutto tondo. 

primo volume del manga Showa Genroku Rakugo Shinju
Ecco qui la copertina del primo volume di Showa Genroku Rakugo Shinju, che dite, vi è venuta voglia di leggerlo?

LA POPOLARITÀ DEL RAKUGO

Un sondaggio recente ha dimostrato che il 26.4% dei giapponesi ha assistito almeno una volta ad uno spettacolo di teatro rakugo, portando la sua notorietà al di sopra di altre discipline come il kabuki, il nogaku, e il buyo (danza tradizionale). Non è insolito che le scuole giapponesi invitino i rakugoka a mettere in scena degli spettacoli per i giovani che studiano le arti tradizionali. 

Recentemente sono comparsi i primi raccontastorie che narrano in lingua inglese come  Katsura Kaishi e Diane Kichijitsu. 

Per approfondire l’arte del Rakugo si può leggere un manga, e l’omonimo anime, intitolato Showa Genroku Rakugo Shinju (昭和元禄落語心中, Shōwa Fiorente – Doppio Suicidio Rakugo). É la storia di due eterni amici-rivali, Kikuhiko e Sukeroku, che condividono il desiderio di diventare raccontastorie. Ambientato nell’epoca Showa, il manga ci mostra un mondo in cui il rakugo è in declino, una storia conclusa che ci viene narrata attraverso un lungo, lunghissimo flashback, e il desiderio di Kikuhiko ormai anziano, rimasto solo, di portare con sé il Rakugo con la sua morte.

FONTI

Nippon.com; “Rakugo” (The Art of Storytelling)
New World Encyclopedia, Rakugo

Takarazuka Revue: teatro al femminile di Elena Santella

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