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Aonyobo la donna blu

leggenda yokai giapponese

Aonyobo letteralmente significa donna blu. La figura di aonyobo la donna blu è riconducibile a quello di una nobildonna di corte del periodo Edo. Indossa un pregiato kimono ridotto a brandelli dal passare del tempo. Il suo volto rugoso presenta le tecniche di trucco chiamate Oshiroi, ohaguro, hikimayu, che in origine contraddistinguevano le donne di corte. Queste passavano una parte del loro tempo nel prepararsi per poi ricevere i pretendenti per il matrimonio, oppure una volta sposate rimanevano in attesa, chiuse nelle loro residenze, del ritorno dei mariti (e in qualche caso mentre il consorte era lontano, anche gli amanti).

Donna giapponese spaventosa

Questo yokai si manifesta principalmente nelle dimore vuote delle famiglie in rovina e dei nobili caduti, per attaccare i viandanti ignari e ucciderli.

Proprio il termine aonyobo in passato era utilizzato per indicare una donna della Corte Imperiale (ma appartenente al rango più basso) che non riusciva a trovare marito e cambiare la sua posizione sociale. Inoltre con il termine ao non ci si riferisce solo al colore, ma anche al suo significato che indica qualcosa di non maturo, senza esperienza. Rivolto ad una persona l’aggettivo fa riferimento al suo volto pallido.

La leggenda di aonyobo la donna blu

Una leggenda narra che nella Yamashiro-no-kuni (山城国), l’attuale Kyoto, viveva una giovane ragazza figlia di un nobile mercante. In attesa di convolare a nozze con un uomo che potesse migliorare il suo stato sociale, lavorava presso la Corte Imperiale. Oltre ad assolvere ai suoi compiti, passava intere giornate per prepararsi a dovere, in attesa di ricevere dei pretendenti da sposare. Con il passare del tempo la sua bellezza sfiorì e non riuscì più a trovare marito, finendo col passare gli ultimi suoi giorni nella dimora di famiglia, ormai decaduta. Molto tempo dopo, una notte passò di lì un giovane samurai, che fu invitato ad entrare in quell’abitazione da un donna apparentemente giovane, con degli abiti eleganti.

Una volta entrato in casa, l’uomo si accorse subito che il volto della donna presentava rughe sul volto, e il suo kimono pregiato nascondeva strappi e addirittura qualche falena vi era appoggiata.

Mentre la donna si recava nell’altra stanza per preparare del matcha (抹茶, una variante di tè verde) il samurai con il suo wakizashi sollevò alcune assi del tatami, sotto le quali trovò conferma dei suoi sospetti. Vi scorse gli scheletri di alcuni uomini, ma a quel punto sopraggiunse la donna che lo uccise. Così l’aonyobo ritornò ad aspettare un’altra vittima.

Mostro leggenda giapponese
Varianti della storia

Questa creatura ha delle similitudini con aoandon (青行燈, lanterna blu), uno yokai femminile che si nutre della paura delle persone.

Questo yokai fu rappresentato dall’artista di ukiyo-e Toriyama Sekien  nella sua opera: “Konjaku Gazu Zoku Hyakki” (今昔画図続百鬼, Supplemento ai cento demoni del presente e del passato), il secondo testo pubblicato nel 1779. Questo testo è suddiviso in tre volumi: “ame” (雨, pioggia) “miso” (晦,in questo caso assume il significato di ultimo/scuro) e akira (明, luce ).

A volte le leggende di certi yokai si incrociano con altre storie del folklore giapponese, creando degli interessanti crossover con personaggi provenienti da diversi background.

Sapevate che in Giappone esistono anche giri turistici pensati per gli amanti dell’horror giapponese? Magari potreste incontrare la donna blu e innamorarvene!

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